DI EROS R.F.

9 novembre, niente da festeggiare, anzi un giorno da dimenticare.
Sì, da dimenticare, perché è grazie alla caduta del muro di Berlino che l’Unione Europea ha avuto la strada spianata affinché si potesse sviluppare ciò che si era già progettato.
L’unione europea, quella che festeggia l’8 maggio riscrivendo la storia, affermando che l’europa sia stata liberata solo e soltanto dagli USA; quella che equipara il comunismo al nazifascismo dimenticandosi che è stato il primo a liberare anche gli illusi liberali dal secondo.
Ma cosa vuol dire non voler festeggiare la caduta del muro?
Vuol dire non omologarsi e scegliere di non cedere alla viscida propaganda borghese filo-occidentale; vuol dire analizzare oggettivamente la storia e comprendere perché certe cose siano accadute, evitando di cadere nella tentazione “mainstream” di etichettare la DDR come regime totalitario per la Barriera di Contenimento Antifascista.


La DDR, seppur con le sue contraddizioni, così come tutto il blocco orientale, era il baluardo dei diritti sociali ed agiva da freno al capitalismo predatorio dell’occidente, al suo reale totalitarismo del mercato, alla sua sistematica violanzione della dignità umana. Il blocco orientale degli ultimi anni era ormai sempre più aperto ai mercati, e per questo è anche inesatto, almeno in parte, definirlo come regime socialista. Con le riforme prima di Kruscev, poi (e soprattutto) di Gorbacev, il blocco orientale agì ormai come pilastro contro la monopolizzazione del capitale; perché, con un bipolarismo come quello della guerra fredda, il capitale aveva di fronte degli ostacoli che non permisero di rimuovere i diritti sociali dei lavoratori. Va comunque detto che, seppur non pienamente socialista, tutto il blocco orientale era tutt’altro che povero o ingiusto; e che seppur con dei limiti sulla libertà personale (che dopotutto abbiamo ancora oggi sotto molti punti di vista) tutti vivevano sotto un tetto e che tutti avevano un lavoro ed una fonte di reddito, una sanità e un istruzione pubblica e beni essenziali a basso prezzo.


Per comprendere bene la storia del muro però dobbiamo andare indietro di un bel po’ di anni.
Siamo nella Seconda Guerra Mondiale, e senza l’intervento dell’Urss la Germania nazista avrebbe facilmente sbaragliato gli alleati occidentali: è stato il fronte orientale a impiegare di più le forze armate Tedesche (circa il 75% di esse), sia perché molto più vasto (nell’Est la linea del fronte aveva la lunghezza di 4000-6000 km — 4 volte di quanto misuravano il fronte nordafricano, quello italiano e quello occidentale presi insieme), sia perché l’Armata Rossa era straordinariamente numerosa.
Oltre al proprio territorio (invaso dalla Germania, abbastanza vasto) l’URSS liberò il 47% del territorio dell’Europa, gli altri alleati liberarono il 27% del territorio europeo e il restante 26% fu liberato con sforzi congiunti dell’URSS e dei suoi alleati.
Le perdite umane dell’URSS ammontano a 27 milioni di cittadini Sovietici contro 427mila Americani, 412mila Britannici e 5 milioni di Tedeschi.
E va detto infine che gli alleati, specialmente il Regno Unito, non erano del tutto convinti del fatto di voler sbarcare nel fronte occidentale.
Essi infatti non sopportarono l’idea di allearsi con l’Unione Sovietica, lo fecero per pura necessità di sopravvivenza visto che la Germania nazista stava sempre più minacciando la corona Inglese. Gli alleati si aspettavano di vincere la guerra impiegando meno uomini possibili grazie al forte e tragico intervento già iniziato dall’Urss (che ha perso appunto 54 volte la quantità di vite umane americane e inglesi messe assieme), garantendosi poi a guerra fatta delle basi occidentali nel Baltico; punti particolarmente strategici per invadere poi l’Urss appena fosse stato possibile.
Va detto che fu Stalin ad aver convinto Roosevelt poi Churchill a non sbarcare nel Baltico.
Va detto che fin dagli inizi della guerra, gli unici ad essersi opposti alle rivendicazioni del regime hitleriano furono sempre i Sovietici; va detto che il primo ministro inglese disse esplicitamente di comprendere le rivendicazioni volute da Hitler, definendo poi la Germania “il baluardo dell’Europa contro il Bolscevismo”. Chi è che dovrebbe esser equiparato quindi al regime nazista? L’Urss e il suo sistema Comunista?
Avendo compreso gli antefatti della liberazione di Berlino proseguiamo con la questione.
Siamo nel 1945:
L’Armata Rossa, guidata da Georgij Žukov, arriva a Berlino dopo l’incredibile avanzata dell’Unione Sovietica a seguito di moltissime battaglie vinte dopo la gloriosa e logorante battaglia di Stalingrado del 1943.
L’Armata Rossa, avanzando di circa 30-40km al giorno dal fronte orientale, raggiunge finalmente Berlino dopo aver liberato tutti i campi di concentramento presenti lungo il percorso, tra cui la tristemente celebre Auschwitz, liberata, secondo Roberto Benigni, dagli americani: vincitore (ovviamente) di un premio oscar per il suo film superficiale e surreale “la vita è bella”.
Mentre l’Armata Rossa arriva e combatte a Berlino, gli alleati sbarcati in Normandia (nord della Francia, quindi già abbastanza vicini alla Germania) raggiungono dopo circa un anno il fiume Elba.
Gli accordi:
L’accordo di Yalta, fatto tra i “3 grandi” dell’alleanza (Roosevelt, Churchill, e Stalin) prima della vittoria prevedeva che la Germania venisse amministrata tutti insieme una volta vinta la guerra (attenzione: secondo questi accordi Berlino doveva rimanere unita, tra l’altro per volere di Stalin).
Poco tempo dopo morì Roosevelt, e viste le circostanze di guerra venne eletto nel giro di una o due ore un nuovo presidente a capo degli Stati Uniti: Harry Truman.
Questo accordo venne praticamente sostituito con quello di Potsdam, fatto poco dopo la presa di Berlino, tra Usa, Regno Unito, Urss, e questa volta anche la Francia liberata dagli alleati.
Va detto che negli Stati Uniti la corrente prevalente fu quella che sostenne il cosiddetto Piano Morgenthau, un alto funzionario ebreo che puntava ad una vendetta verso la Germania, che a detta di Goebbels volevano “trasformare la Germania in un campo di patate”. Gli Stati Uniti infatti volevano deindustrializzare del tutto la Germania rendendola di fatto un vero e proprio campo agricolo per il resto dell’occidente, facendo regredire il Paese ad una sorta di feudalesimo.
Questo piano venne del tutto scartato nel giro di poco tempo, e le cause sono più che altro economiche:
Gli Stati Uniti, usciti senza dubbio vittoriosi dalla guerra, con relativamente pochi morti e praticamente nessun danno sul proprio territorio (visto che sono stati attaccati solo sul Pacifico dall’Impero Nipponico), stavano rischiando una grossa depressione a causa dell’eccessiva sovrapproduzione che ci fu durante il conflitto. C’era un eccesso di capitale e per di più si sentivano creditori nei confronti di tutta l’Europa occidentale.
Così pensarono bene di costruire a spese proprie tutto il territorio della Germania dell’ovest attraverso l’ERP (European recovery program). Tutto questo a caro prezzo.
La Germania secondo gli accordi doveva essere ripartita, più che altro sotto il punto di vista amministrativo e statale, per evitare che ritornasse in un certo senso il nazismo (ancora molto presente nella Popolazione), tra le 4 principali potenze vincitrici: Usa, Uk, Francia, e Urss.
Le prime tre alla fine “si fusero” formando la Repubblica federale Tedesca (RFT, o Germania ovest), e nacque successivamente, come risposta, la Repubblica democratica Tedesca (RDT o DDR).
Nel bel mezzo della DDR, infine, c’era Berlino. La capitale infatti era divisa in due: la parte est sotto il socialismo e la parte ovest, un copia del sistema occidentale.
Senza dubbio concedere la metà occidentale di Berlino fu uno sbaglio enorme da parte dell’Urss, che scese troppo a compromessi facendo eccessiva diplomazia; e avere un pezzo di occidente in casa non fece altro che inasprire e rimarcare le differenze tra i due “pezzi” di Paese. Senza questa suddivisione non ci sarebbe stato sicuramente alcun muro, e nessun morto.
Specialmente in un atmosfera di guerra fredda avere un territorio di qualche km quadrato pienamente autonomo e diretto dai nemici occidentali voleva dire potenziali spie e potenziali golpisti-mercenari armati da tutte le parti; questo territorio, Berlino est, infatti era militarizzato da americani, francesi e inglesi, e ogni richiesta dell’Urss per la demilitarizzazione fu semplicemente negata.
Molti punti dell’accordo di Potsdam non vennero poi seguiti dalla parte occidentale, tra cui quella di escludere dalla politica tutti quelli che si erano ufficialmente dichiarati nazisti.
Infatti mentre nella Germania dell’est i funzionari di stato erano quasi tutti stati perseguitati sal regime nazista durante la guerra, la Germania dell’ovest impiegò ben 2000 imprenditori ed ex-funzionari dichiaratamente nazisti nel proprio apparato burocratico; e moltissimi scienziati nazisti vennero inoltre ospitati negli Stati Uniti per utilizzare le proprie conoscenze e le proprie ricerche a vantaggio degli usa. La bomba atomica fu progettata da diversi scienziati nazisti, che stavano appunto progettando questa arma prima per il regime di Hitler; la CIA e la NATO vennero fondate anche da diversi nazisti che ebbero esperienza nell’intelligence tedesca e nelle SS.

L’immigrazione di massa verso l’Ovest.


Le cause di questa emigrazione verso la parte occidentale sono principalmente 2: quantità di reddito, e propaganda.
Parlando del primo punto:
Dobbiamo innanzitutto dire che l’Unione Sovietica, seppur vittoriosa (anche più degli altri alleati, come detto prima), era il Paese che patì distruzione e morte più di tutti gli altri. Mentre gli Stati Uniti ne uscirono intatti, almeno internamente, e il Regno Unito se la cavò con qualche bombardamento subito nella parte meridionale dell’Isola Britannica, tutta l’Europa dell’Est venne praticamente invasa dalla Germania nazista. E ovunque passarono i nazisti lasciarono macerie e fame, bruciando appunto città, villaggi, raccolti e allevamenti.
Mentre gli Stati Uniti rischiavano una crisi economica a causa dell’eccessivo capitale accumulato, l’Unione Sovietica, anche se fece di tutto per il benessere degli Abitanti, non aveva i mezzi materiali per ricostruire in breve tempo la Germania e tutto il resto dell’Europa.
A questo punto gli Stati Uniti iniziarono a introdurre e quindi a stampare una nuova moneta, il marco tedesco. Rivalutando la moneta del 4,5% circa e aumentando quindi il salario e il reddito di tutta la Popolazione; mentre nella Germania est la Popolazione aveva un reddito relativamente più basso (visti comunque tutti i servizi sociali garantiti) ma anche un costo della vita ridotto al minimo.
I Lavoratori di conseguenza iniziarono ad emigrare dall’est all’ovest (parliamo di circa 2 milioni di Persone, quindi cifre non da poco), soprattutto medici, ingegneri, in generale professionisti che cercavano un reddito maggiore e una carriera prestigiosa. Questo fenomeno colpiva direttamente la DDR che per la formazione professionale di questi aveva investito grandi quantità di denaro; si stabilì anche un commercio transfrontaliero con due diverse valute, il che colpì l’economia della Germania Orientale (per questi e molti altri fattori si iniziò a parlare di chiudere le frontiere tra i due stati); mentre la Popolazione occidentale, e anche gli stessi esuli, iniziarono ad acquistare merci e alimenti dalla parte est, speculando e lasciando dietro di se addirittura una carenza di risorse a causa degli acquisti eccessivi.
È vero che alcuni beni scarseggiavano nel blocco orientale, ma il sistema socialista non c’entra minimamente con la questione. Parlando dell’esempio banale della cioccolata, infatti, l’Unione Sovietica provò molte volte a piantare il cacao nei propri territori ma per questioni naturali e climatiche ciò fu praticamente impossibile e controproducente; e ovviamente visto le rivalità tra i due blocchi, la chiusura del mercato da parte dell’Urss per evitare interventi economici da parte degli usa (che infatti avvennero appena si aprì il mercato sovietico), e visto i vari divieti che gli usa ponevano nell’esportazione di merce verso l’Urss, la cioccolata così come molte altre cose furono praticamente introvabili nella maggior parte delle zone della vasta Unione.
Ciò comunque non vuol dire assolutamente che non erano presenti vestiari, dolci, cibi particolari, musica o altri tipi di arte; anzi, se vogliamo parlare del cibo (in particolar modo quello vitale come frutta, verdura e pane) bisogna dire inevitabilmente che il prezzo era straordinariamente basso.
Passando quindi al punto della propaganda:
È vero che l’Urss finanziava i partiti comunisti presenti in occidente, ma non hanno mai insistito abbastanza sulla propaganda; mentre nel blocco orientale ci sono sempre stati infiltrati occidentali che portavano oggetti o pezzi d’arte (musica, vestiari, ma anche film che rappresentassero l’occidente come metropoli perfette e polo di libertà) non presenti sul posto, invogliando quindi i cittadini dei Paesi socialisti a trasferirsi ad ovest. La maggior parte di questi è poi rimasta delusa, ma è stato comunque un danno economico verso l’Unione Sovietica.
Si pensi ad esempio all’Italia: mentre il PCI dopo la guerra cercava di far prendere coscienza di classe alla Popolazione avvertendo tutti di non cadere nelle grinfie dell’imperialismo Americano, questi ultimi spargevano a tutti cingomme (chewing gum) e cioccolata per far assaporare il dolce sapore della “libertà”; che secondo loro consiste appunto nel poter scegliere tra un prodotto e l’altro, un ottica di libertà puramente materialista e consumistica.
A testimonianza di ciò citiamo una celebre frase pronunciata da un Tedesco della Germania est, esule poi deluso, che varcò il muro e venne intervistato dagli occidentali, “tutto ciò che dicevano su di noi era falso, ma era vero tutto ciò che ci dicevano su di voi”.

La costruzione del muro

A questo punto Kruscev, che comunque era a capo del Paese-leader del patto di Varsavia, propose di erigere un muro circondando tutta Berlino ovest.
Solo in questo modo avrebbero potuto evitare ulteriori emigrazioni.
Ovviamente questa non fu né la prima né l’ultima delle scelte e delle politiche particolarmente impopolari (detestate anche da quasi tutti i comunisti) fatte da Kruscev.
Gli alleati, in particolar modo gli americani, giocarono sporco attraverso trucchi finanziari per rendere la vita in occidente molto più appetibile, almeno apparentemente, di quella nel blocco est.
Il socialismo a questo non aveva una risposta, in un sistema socialista è praticamente impossibile manipolare l’economia e renderla così fluttuabile come era invece possibile in occidente. Rivalutazioni del marco nella parte est avrebbero portato semplicemente al tracollo e ad un “effetto domino”che avrebbe conseguentemente portato crisi a tutta l’Europa orientale.
La soluzione finale era, quindi, quella di raggomitolarsi come un Riccio e di chiudersi a se stessi, per semplice difesa.
Questo non sta a giustificare comunque il fatto che molte, moltissime famiglie vennero separate da un giorno all’altro da questo muro. Il modo in cui questa cortina sia stata eretta è stata particolarmente infame, ma probabilmente inevitabile.
Inevitabile per vari motivi: il muro fu fatto subito dopo l’aumento provocatorio e pericoloso dei viaggi proposti dagli Stati Uniti verso Berlino ovest (attraverso questi viaggi, senza controlli dalla parte est, si sarebbero potuti facilmente infiltrare mercenari e spie americane, cosa da non sottovalutare visto la piena guerra fredda che stava correndo in quel periodo); fu fatto in una notte sola per evitare ulteriori emigrazioni che ci sarebbero potute stare nel caso in cui i cittadini fossero stati avvisati prima. Detto questo, è comunque da dire che una volta costruito il muro avrebbero potuto far passare alla parte est chi aveva affetti o membri della famiglia da quella parte. E c’è da dire, allo stesso modo, che moltissimi cittadini erano liberi e avevano il diritto di spostarsi da una parte all’altra per lavoro o per altri motivi, c’era gente che lo faceva ogni singolo giorno; nel caso si volesse visitare Berlino est si doveva “semplicemente” seguire un iter burocratico come con qualunque confine di quel tempo; certo un confine particolare, visto che erano praticamente accerchiati.
È obbligo far notare, e che non si dice, che parte di coloro che attraversarono (molti in forma legale vista la possibilità di ottenere il visto, cosa ben poco detta) tornarono indietro nella DDR. Un esempio è il caso eclatante avvenuto nel 1984 in cui 40.000 abitanti della Germania dell’Est emigrarono nella Repubblica Federale e chiesero di tornare indietro in 20.000 solo un anno dopo. I motivi di ciò furono la mancanza di coperture sociali, il tasso di disoccupazione alle stelle (allora toccava già i 2,5 milioni) e l’assenza di solidarietà. In definitiva avevano provato ciò che era realmente il Capitalismo.
Il muro, comunque, compì il proprio lavoro.
Gli emigrati passarono da circa 2,5 milioni (’49-’61) a 500 mila (’62-’89).
Questo fece in modo infatti di garantire alla Germania est una ripresa nello sviluppo.
Tutto questo a caro prezzo: ben presto il muro divenne un simbolo di oppressione e di tirannia, ignorando ovviamente ciò che si celava dietro. Ma è comunque comprensibile che pensare alle decine di persone che cercando di varcare il muro furono uccise faccia rabbrividire e disgustare.

La crisi e il crollo del muro.

Dopo le riforme tutt’altro che popolari di Gorbacev, tutto il blocco orientale cadde in una crisi che stava peggiorando col tempo.
Ci sono manifestazioni dappertutto: gli stessi comunisti manifestano contro il governo ultra-riformista.
I cittadini della Germania est, come detto prima un Paese anch’esso in crisi, chiedono a gran voce riforme sul sistema politico-economico e più libertà. Ciò però non vuol dire arrivare addirittura a desiderare il crollo del sistema socialista in sé per sé; secondo gli ultimi sondaggi condotti prima del muro, ’89, infatti addirittura il 70% della Popolazione era contraria al crollo della DDR e al cedimento della sua sovranità.
Gorbacev a questo punto, cedendo alle pressioni occidentali, fece abbattere il muro di Berlino; così come smantellò poi l’Unione Sovietica.
Appena avvenne il crollo, non se ne parla molto, i prezzi di tutta le merci presenti nel mercato est si innalzarono del 350%. Ponendo la Popolazione Tedesca dell’est ancora più in crisi e inducendo indirettamente lo spopolamento della parte est della Germania (già unita), avviando quindi il fenomeno già previsto da Marx dell’esercito industriale di riserva. Cittadini costretti a pagare merce ora 350% più costosa, con uno stipendio più basso a causa delle politiche sociali presenti prima del muro che garantivano tutti i servizi gratuitamente, vengono indotti a passare alla parte occidentale della Germania.
In questo modo il salario dei cittadini occidentali si abbasserà a causa della corsa al ribasso da parte delle imprese preferendo pagare un cittadino dell’est disposto a lavorare per un prezzo minore.
Di conseguenza il crollo del muro, o più precisamente della DDR, ha portato danni anche ai cittadini della parte ovest.
E non solo. Come detto all’inizio dell’articolo, il crollo del blocco orientale ha spianato la strada all’Unione Europea, già sognata dal nazista ex-funzionario della Francia Vichy, Schumann, fino a portarla a ciò che è oggi.
Questa caduta del blocco ha portato le privatizzazioni di tutto ciò che fu costruito col sudore dei Lavoratori, svendendo tutto a basso prezzo e arricchendo quindi in maniera più che sproporzionata le aziende che erano già ricche prima (e togliendo quindi ricchezza alla Popolazione); si chiama furto.
Non c’è alcun progetto andato male, non esiste alcuna “europa dei popoli” diventata poi “europa delle banche”. È sempre stata un unione con fini commerciali, per poi passare a fini finanziari, e probabilmente politici (sempre rimanendo sulla via del neoliberismo) nei prossimi anni.
La mancanza di questo bipolarismo ha portato danni a tutta la classe lavoratrice del mondo occidentale. Senza l’Unione Sovietica e gli altri Paesi socialisti non si ha scampo: il capitale ha monopolizzato tutto.
Ti possono togliere tutti i diritti sociali conquistati lungo il corso degli anni, dove puoi scappare, a chi ti puoi rivolgere in cerca di aiuto, o di un punto di riferimento?
Il capitale ha vinto, ha riscritto la storia a propria immagine, e ha convinto tutti del fatto che non esista alternativa, tranciando quindi ogni possibile rivoluzione. Questo almeno finché la popolazione non è in condizioni di povertà come invece lo è in America Latina o Africa (dove infatti le rivolte, soprattutto socisliste, sono presenti nonostante la pressante propaganda neoliberista come qua in occidente).
Questo improvviso innalzamento dei prezzi successe poi allo stesso modo in tutta l’Unione Sovietica appena crollò nel ’91.
Le prime conseguenze della caduta del muro state inoltre la massiccia privatizzazione di tutto ciò che era pubblico (stessa cosa che avvenne poi nell’Urss), il passaggio da una disoccupazione praticamente inesistente, al 14% (aumentato poi negli anni), l’85% delle imprese vennero comprate poi da capitalisti stranieri e/o delocalizzate; arrivarono fenomeni prima sconosciuti come la prostituzione di massa, il traffico di droga, e ovviamente i senzatetto (e quindi l’elemosina). Cose che a noi sembrano naturali, inevitabili e quotidiane; eppure prima del muro c’era un mondo alternativo, avevi la libertà di scegliere in quale sistema vivere.
Ma come sta messa la Germania dell’est oggi? Ci sono ancora rimpianti?
Ebbene sì. Tornando ai giorni nostri, recenti sondaggi affermano che 49% dei Tedeschi “dell’est” sia convinto che “La DDR ha avuto più lati positivi che lati negativi. Ci sono stati alcuni problemi, ma la vita era buona lì”, mentre l’8% afferma addirittura che “La DDR aveva, per la maggior parte, lati positivi. La vita lì era più felice e migliore che nella Germania riunificata oggi”; per un totale quindi di 57% della popolazione, un buonissimo risultato contando poi che a partire dalla caduta del muro c’è stata (e c’è ancora) una fortissima propaganda anti-socialista che ha ormai conquistato la maggior parte dei giovani e una grossa fetta della popolazione adulta, convinta che si viva meglio con il consumismo e la concorrenza che l’eguaglianza.
C’è poi il politologo Klaus Schroeder, che in risposta ai sondaggi afferma che tutto quel 57% della popolazione sia semplicemente illuso e che prende troppo sul personale le critiche alla DDR. A seguito di queste dichiarazioni venne inoltrato da più di 4000 lettere (a detta sua), ne riportiamo qualche messaggio: “Dal punto di vista di oggi, credo che siamo stati cacciati dal paradiso quando è caduto il muro”, scrive una persona, e un uomo di 38 anni “ringrazia Dio” di essere stato in grado di vivere nella DDR, osservando che solo dopo la riunificazione tedesca ha assistito a persone che temevano per la loro esistenza, mendicanti e senzatetto.
La Germania di oggi è descritta come uno “stato schiavo” e una “dittatura del capitale”, e alcuni scrittori di lettere respingono la Germania perché, a loro avviso, troppo capitalista o dittatoriale e certamente non democratica. Schroeder ritiene tali dichiarazioni allarmanti.
Molti autori di queste lettere sono persone che non hanno beneficiato della riunificazione tedesca o che preferiscono vivere in passato. Ma includono anche persone come Thorsten Schön.
Dopo il 1989, Schön, un maestro artigiano di Stralsund, una città sul Mar Baltico, inizialmente raccolse un successo dopo l’altro. Sebbene non sia più proprietario della Porsche che ha acquistato dopo la riunificazione, il tappeto in pelle di leone che ha acquistato in un viaggio di vacanza in Sudafrica – uno dei tanti viaggi all’estero che ha fatto negli ultimi 20 anni – dice oggi “Non c’è dubbio: sono stato semplicemente fortunato”. Tuttavia, Schön si siede sul suo divano e riassume i bei vecchi tempi della Germania orientale. “In passato, un campeggio era un luogo in cui le persone godevano della libertà insieme”, afferma. Ciò che gli manca di più oggi è “quel sentimento di compagnia e solidarietà”. “Per quanto mi riguarda, quello che avevamo in quei giorni era meno di una dittatura di quello che abbiamo oggi”.Vuole vedere pari salari e pari pensioni per i residenti dell’ex Germania orientale. E quando Schön inizia a lamentarsi della Germania unificata, la sua voce contiene un elemento di autocompiacimento. Oggi le persone mentono e imbrogliano ovunque, dice, e le ingiustizie di oggi sono semplicemente perpetrate in un modo più astuto rispetto alla DDR, dove i salari della fame e le gomme delle macchine tagliate erano inauditi. Schön non può offrire alcun resoconto delle sue brutte esperienze nell’attuale Germania. “Oggi sto meglio di quanto non fossi prima”, dice, “ma non sono più soddisfatto”.
Ciò che lo rende particolarmente insoddisfatto è “la falsa immagine dell’Est che l’Occidente sta dipingendo oggi”. La DDR, dice, “non era uno stato ingiusto”, ma “la mia casa, dove i miei successi venivano riconosciuti”. Questa, dice, è una delle verità che vengono costantemente negate nei talk show, quando i tedeschi occidentali si comportano “come se i tedeschi orientali fossero tutti un po’ stupidi e dovessero ancora cadere in ginocchio oggi in segno di gratitudine per la riunificazione”. Si chiede quindi: cosa c’è esattamente da festeggiare?
C’è poi Birger, un giovane ragazzo figlio di “nostalgici” della DDR, che oggi vive e lavora a Londra. È irremovibile nel contraddire la “scrittura dei vincitori della storia”. “Nella percezione del pubblico, ci sono solo vittime e perpetratori. Ma le masse cadono sul ciglio della strada.”
Questa è una persona che si sente colpita personalmente quando vengono menzionati il ​​terrore e la repressione della Stasi. È un accademico che sa “che non si possono sanzionare gli omicidi al muro di Berlino”. Tuttavia, quando si tratta degli ordini delle guardie di frontiera di sparare ai potenziali fuggitivi, dice: “Se c’è un grande cartello lì, non dovresti andare lì. Era completamente negligente”.

Altri muri

Molti pensano che il muro di Berlino sia stato quello che ha provocato più morti nella storia (almeno quella moderna); non che si voglia prendere questa come una sorta di gara a chi abbia fatto più o meno morti, ma è giusto che si sappiano i fatti reali; che sono disponibili e accessibili a tutti ma che vengono nascosti e mai messi “in prima vista” dai media neoliberisti.
Qui riportiamo parte dei muri che ancora sono in piedi e hanno provocato, e ancora provocano, più morti di quelle accadute (tristemente) a Berlino (79 in 28 anni):
il muro di Israele: 10 metri di altezza, 5 volte più lungo di quello di Berlino; costruito dallo stato di Israele, ha separato migliaia di famiglie solo perché Palestinesi. Il tribunale internazionale ha da sempre denunciato il fatto che questo muro violi i diritti internazionali, ma Israele continua ad ignorarlo; intanto le morti continuano, e per ora non si sa con certezza a quante ammontano.
frontiera Messico-Usa: 600km di lunghezza; circa 10.000 morti dal ’94 (tra l’altro non costruito da Trump come molti pensano)
muro del Sahara occidentale: 2700km di lunghezza; costruito da Usa e Arabia saudita circonda la parte materialmente più ricca del Sahara, lasciando la Popolazione in miseria e senza accesso alle proprie risorse naturali.
muro di Ceuta e Melilla: 279 vittime in 13 anni.

Riassumendo, il muro di Berlino, così come la DDR, hanno avuto molte contraddizioni e non vanno certamente dimenticati i drammi delle Famiglie separate da un giorno all’altro dal muro. Non vanno però, allo stesso modo, dimenticati i progressi e il benessere raggiunti dalla Germania dell’est e in generale dal cosiddetto blocco orientale. Non va dimenticato infine ciò che il crollo del muro portò: certamente un mondo peggiore. Un mondo dove il dio della fratellanza viene sostituito dal dio denaro, dal dio della competitività.
Per essere coerenti, quindi, non vanno dimenticate le vittime della Germania riunificata: i senzatetto, i malati che non hanno avuto o non hanno la possibilità di curarsi se non hanno denaro a sufficienza, i lavoratori precari, i disoccupati, ecc.
Concludiamo citando un estratto del discorso di Erich Honecker, perseguitato in gioventù dai nazisti, di fronte al tribunale della RFT sotto accusa di crimini durante gli anni della sua carica come (ultimo) presidente della DDR (RDT):

“Non sono io la persona che possa fare un bilancio della storia della RDT. Il momento di farlo non e’ ancora venuto. Il bilancio sarà tratto in futuro e da altri.
Io ho speso la mia esistenza per la RDT. Dal maggio 1971 soprattutto ho avuto una responsabilità rilevante per la sua storia. Io sono perciò parte in causa e oltre a ciò indebolito per l’età e la malattia. E tuttavia, giunto alla fine della mia vita, ho la certezza che la RDT non e’ stata costituita invano. Essa ha rappresentato un segno che il socialismo e’ possibile e che e’ migliore del capitalismo. Si e’ trattato di un esperimento che e’ fallito. Ma per un esperimento fallito l’umanità non ha mai abbandonato la ricerca di nuove conoscenze e nuove vie. Bisognerà ora analizzare le ragioni per cui l’esperimento e’ fallito. Sicuramente ciò e’ accaduto anche perché noi, voglio dire i responsabili in tutti i paesi socialisti europei, abbiamo commesso errori che potevano essere evitati. Sicuramente e’ fallito in Germania tra l’altro anche perché i cittadini della RDT, come altri tedeschi prima di loro, hanno compiuto una scelta sbagliata e perché i nostri avversari erano ancora troppo potenti. Le esperienze storiche della RDT, insieme a quelle degli altri paesi ex socialisti, saranno utili a milioni di uomini nei paesi socialisti ancora esistenti e serviranno al mondo futuro. Chi si e’ impegnato con i! proprio lavoro e con la propria vita per la RDT non ha vissuto invano. Un numero sempre maggiore di persone dell’est si renderanno conto che le condizioni di vita della RDT li avevano deformati assai meno di quanto la gente dell’ovest non sia deformata dall’economia di mercato e che nei nidi, negli asili e nelle scuole i bambini della RDT crescevano più spensierati, più felici, più istruiti, più liberi dei bambini delle strade e delle piazze dominate dalla violenza della RFT. I malati si renderanno conto che nel sistema sanitario della RDT, nonostante le arretratezze tecniche, erano dei pazienti e non oggetti commerciali del marketing dei medici. Gli artisti comprenderanno che la censura, vera o presunta, della RDT non poteva recare all’arte i danni prodotti dalla censura del mercato. I cittadini constateranno che anche sommando la burocrazia della RDT e la caccia alle merci scarse non c’era bisogno che sacrificassero tutto il tempo libero che devono sacrificare ora alla burocrazia della RFT. Gli operai e i contadini si renderanno conto che la RFT è lo Stato degli imprenditori (cioè dei capitalisti) e che non a caso la RDT si chiamava Stato degli operai e dei contadini. Le donne daranno maggior valore, nella nuova situazione, alla parità e al diritto di decidere sul proprio corpo di cui godevano nella RDT.
Molti capiranno anche che la libertà di scegliere tra CDU/CSU, SPD e FDP e’ solo una libertà apparente. Si renderanno conto che nella vita di tutti i giorni, specialmente sul posto di lavoro, avevano assai più libertà nella RDT di quante ne abbiano ora. Infine la protezione e la sicurezza che la piccola RDT, così povera rispetto alla RFT, garantiva ai suoi cittadini non saranno più minimizzate come cose ovvie, perché la realtà quotidiana del capitalismo si incaricherà adesso di far capire a tutti quanto fossero preziose.
Il bilancio della storia quarantennale della RDT è diverso da quello che ci viene presentato dai politici e dai mass media. Col passar del tempo questo sarà sempre più evidente.
Vorreste trasformare il processo contro di noi, membri del Consiglio Nazionale della Difesa della RDT, in un processo di Norimberga contro i comunisti. Ma questo tentativo è condannato al fallimento. Nella RDT non c’erano campi di concentramento, non c’erano camere a gas, sentenze politiche di morte, tribunali speciali, non c’erano Gestapo nè SS. La RDT non ha fatto guerre e non ha commesso crimini di guerra contro l’umanità.
(…) Chi nega al proprio popolo il diritto al lavoro o il diritto alla casa, come avviene nella RFT, mette in conto che molti si sentano negare il diritto all’esistenza e non vedano altra soluzione che togliersi la vita. La disoccupazione, la condizione dei senza tetto, l’abuso di droghe, i crimini per procurarsi la droga e la criminalità in genere sono frutto della scelta politica dell’economia di mercato.”