La mente dei liberali, soprattutto dei liberali contemporanei, è un vizioso mix di illusioni e malizia, una contraddizione che ignora se stessa per perpetuarsi propagandandosi in maniera alterata, cosicché possano covivere assieme istanze contrarie, principî opposti, valori inconciliabili. I liberali sono ipocriti prima che malvagi. Solo loro sono in grado allo stesso tempo di far l’elogio della pace e condannare la violenza mentre si da per assiomatica la guerra di tutti contro tutti e la ricerca del proprio profitto privato a discapito e contro gli altri. Forse i loro “padri ideali” possono in qualche modo essere scusati, o per lo meno contestualizzati, alla fine come avrebbero potuto -da dire in maniera retorica, avrebbero potuto farlo. Altri lo hanno fatto – i vari Locke, Mill, Hume, Kant capire che sarebbe stato impossibile legittimare la ricerca della potenza infinita e coniugare ciò alla libertà altrui? Ebbene, serve ricordare che molti dei pensatori sopracitati giustificavano il colonialismo, la sovranità politica di una minoranza o di un individuo, a volte possedevano schiavi. Per loro nessuna incoerenza: si, gli uomini sono creati uguali, Dio giudica alla stessa maniera, ma ciò che avviene dopo la creazione, i rapporti di forza che si vengono a creare è tutto un altro discorso. Il creolo, il proletario, il campesino sono liberi perché nulla vieta loro a monte di leggere un libro piuttosto che un altro, criticare -nei limiti dell’ordine pubblico- un governo o di andare a scuola. Certo, nella pratica magari diventa difficile leggere dopo turni di 10 ore, e magari non è così facile avere successo a scuola se si è abbandonati a se stessi perché i propri genitori o lavorano o dormono, ma questo non conta. La libertà è tutta contenuta, per questi liberali, nel reame della possibilità, nella teoria, nei sofismi. Nella materialità vige la diseguaglianza, che porta ad una divisione dell’umanità in oppressi ed oppressori, ma questo non invalida le loro idee, perché basta, alla fine, “rimboccarsi le maniche”, mettersi a lavorare sodo, ciecamente, sperando un domani di essere tu a calpestare i tuoi simili, e magari di essere un po’ meno calpestato a tua volta. Il liberalismo, nei fatti, nasce come istanza di una classe che raggiunte grandi ricchezze e peso politico voleva liberarsi dai vincoli di quella che era ancora legalmente la classe egemone, ossia quella aristocratica. Il liberalismo nasce come istanza della libertà materiale di pochi, pochissimi, a discapito della libertà puramente teorica e quasi ironicamente annunciata delle moltitudini. Ancora oggi i giovani rampolli della Milano bene o dei Parioli cianciano di “libertà”, intendendola nella loro peculiare maniera, fortificati dalla diarrea verbale dei vari Friedman, Monti, Parenzo, Travaglio. Tutti partecipi loro di una perversa mentalità pressoché egenome dall’altro lato dell’Atlantico, dove l’ipotesi di saldare dall’alto i debiti universitari (che negli Usa, la terra dei “liberi”, relegano migliaia di giovani a lavori servili e senza prospettiva, e alienando la formazione universitaria a molti altri) ha causato molto scalpore perché secondo gli “esperti” avrebbe creato un pericoloso “precedente morale”, dove il 21% dei bambini può vivere in condizioni di povertà assoluta ma dove vi è inflazione di armi e bagni “gender-neutral”, dove si può morire, e si muore, tranquillamente di malattie curabili perché si è troppo poveri. La libertà dei pochi vale più della vita stessa dei molti, perché il mio diritto di arricchirmi, reso possibile dalla mia violenza, non può essere attaccato dalle vostre pretese di vivere in pace. Se ogni sistema si è retto su di una serie di contraddizioni quelle del sistema liberlale sono tanto palesi e spaventose che ci si chiede come questo si possa in qualsiasi maniera appoggiare o giustificare. Sognando una non meglio specificata libertà hanno spianato la strada alla più brutale oppressione, perché dall’arena che per loro è la vita può uscire solo un vincitore, e nella competizione non esistono amici. Il liberalismo è l’ideologia della guerra, del suprematismo, delle discriminazioni, dell’annullamento della democrazia e di qualsiasi prospettiva di libertà e fratellanza. L’accentramento delle risorse e del potere procede spedito, ma quello che ora pochi egoisti viene percepito come apogeo sarà prodromo di una violentissima caduta: quando tutto il mondo sarà egualmente servo, sarà anche egualmente loro nemico, e allora si renderanno conto che i sofismi sui diritti contano poco contro la cruda materialità delle forche.