Se è vera la frase di José Martì “Ogni vero uomo deve sentire sulla propria guancia lo schiaffo dato a qualunque altro uomo”, è altrattanto vero il fatto che se c’è un qualcosa che fa veramente arrabbiare è sentire quello schiaffo e sapere di non poter agire.
Ogni socialista dovrebbe soffrire per ciò che sta accadendo in questi giorni, in queste ore, in Bolivia.
Ciò che sta succedendo è ingiustificabile ed è l’ennesimo esempio di ciò che gli occidentali, o meglio i neoliberisti, chiamano “democrazia”.
Questa “democrazia” secondo loro vuol dire “o vinciamo noi, o ci sono brogli”.
È un copione che abbiamo già visto: dalla Russia (tralasciando le sue contraddizioni liberiste) al Venezuela, dalla Siria al Nicaragua, dalla Libia allo Yemen.
Evo Morales è tutt’altro che autoritario, dal punto di vista umano, se vogliamo, potrebbe essere definito come il leader socialista più “morbido” e moderato che ci sia nel mondo attuale.
Tanto moderato da tenere (e quindi fidarsi) a capo dell’esercito il generale Williams Kaliman, di origini “benestanti”; un generale dal nome tutt’altro che indigeno, a differenza di Evo che è nato e cresciuto in una casa fatta praticamente di fango (come si può vedere nella foto).

L’opposizione, e cioé la destra, così come fece in Venezuela, grida ai brogli; intanto durante le elezioni assaltano e bruciano le sedi e tutti i documenti.
Una volta fatto ciò, dopo che il presidente vince, lo si costringe a indire nuove elezioni a distanza di neanche un mese.
Il presidente inizialmente chiede al Popolo di scendere in piazza, anche per far vedere ai media che in realtà i manifestanti dell’opposizione sono in netta minoranza (gran parte di essi infatti sono ricchi e non nativi del posto).
I manifestanti dell’opposizione iniziano ad usare la violenza, il presidente non vuole comunque utilizzare l’esercito. Continua piuttosto a chiedere al Popolo di farsi sentire.
L’opposizione brucia la casa della sorella di Evo, abitazioni di altri affetti, ministri e politici vicini al presidente.
Morales a questo punto cede, e a differenza di Maduro che ha tenuto forte il proprio (legittimo) posto, decide di indire le elezioni per evitare che continuino atti di violenza da parte dell’opposizione.
Le manifestazioni, però, continuano e sembrano addirittura inasprirsi. L’opposizione non vuole più nuove elezioni, vuole le dimissioni di Evo; e a questi manifestanti si unisce anche il capo dell’esercito che abbiamo citato in precedenza, e vista la ciclicità della storia possiamo desumere che sia il solito venduto di turno finanziato dagli stati uniti (come successe infatti in quasi tutti i golpe o tentati golpe nei Paesi socialisti, tra cui il recente Venezuela, in cui ben presto, per fortuna, l’esercito passò dalla parte del popolo e si rivoltò contro i propri comandanti filo-americani).
Evo cosa fa? Accontenta anche questa richiesta, dimettendosi, a detta sua per difendere il Popolo dalle continue manifestazioni violente.
E i manifestanti cosa fanno? Ancora continuano, continuano aggredendo il Popolo, i Lavoratori e i veri Boliviani.
Secondo le ultime notizie, infine, possiamo dire che i minatori e il Popolo di El Alto hanno lanciato un ultimatum all’esercito e all’opposizione. Affermando che se entro 48 ore i leader oppositori non si dimettono, e se entro 24 ore la polizia di Stato non riporta l’ordine nel Paese, scenderanno in piazza e useranno tutti i mezzi, prendendo le armi e formando milizie popolari e sindacali.
Non possiamo predire ciò che potrà accadere nelle prossime ore o nei prossimi giorni, o perfino nei prossimi mesi. La storia si è sempre rivelata alquanto caotica ed imprevedibile. Possiamo solo augurarci che il Popolo ne esca vittorioso e che quindi finisca tutto per il meglio; ma, d’altra parte, siamo coscienti del fatto che l’occidente sia capace, da un momento all’altro, di scegliere un burattino-fantoccio ed eleggerlo presidente ad interim, saltando quindi le elezioni che prima gridavano ai quattro venti (lo fecero ad esempio con Maduro, proponendo prima le elezioni, fallendo, e poi direttamente Guaidò, fallendo di nuovo).
Che questo golpe sia da esempio per tutti i Paesi i socialisti, presenti e futuri, affinché inizino fin da subito ad educare il proprio esercito. Perché, citando Sankara, “Un militare senza formazione politica non è che un potenziale criminale”.
Un soldato che non comprende che lotta per il Popolo e non per il proprio generale è un criminale, il soldato che non comprende che lotta per la Società e non seguire semplicemente l’andamento del governo è un assassino, ed è quindi nemico della Patria.
Ovviamente nulla va generalizzato, perché abbiamo potuto ammirare perfino in Cile la scena di diversi soldati manifestare insieme al Popolo, dissociandosi dai violenti carabineros a servizio del potere; ma non dare un educazione politica al proprio esercito vuol dire dar delle armi a dei potenziali ignoranti senza coscienza, a dei potenziali burattini.
Questo rischio di cadere in una dittatura militare (dove l’esercito passa dalla parte dell’opposizione ed inizia a reprimere il proprio Popolo), ad esempio, è stato fortunatamente sventato nella Venezuela Chavista; dove la maggior parte dei soldati proviene dal ceto medio o basso, capace quindi di immedesimarsi nel Popolo e sentirsi direttamente parte di esso. Mai, quindi, rendere un Paese socialista e mantenere allo stesso tempo l’esercito del regime di destra precedente.

E soprattutto, che questo golpe sia da esempio a tutti quelli che ancora gridano accusando di dittatura Gheddafi, Hussein, Assad, Maduro, Morales, o qualunque altro socialista che è salito a “potere” in modo legittimo e col sostegno del Popolo.
Morales a differenza degli altri ha accontentato le richieste dei golpisti, e ciò che sta avvenendo è la prova che ciò a cui puntano gli oppositori di destra è il potere e non la democrazia.
Esempi di leader che non hanno ceduto sono Gheddafi, Hussein, o Allende, uccisi e con le armi in mano senza cedere all’imperialismo, fino all’ultimo respiro.
Un altro esempio di “democrazia” all’occidentale è quello che accadde nel ’93 in Russia, spesso ignorato, in cui pur di cacciare i parlamentari iniziarono a sparare colpi di cannone alla Duma; e tra quelli che lo fecero possiamo ovviamente citare l’Unione europa, “baluardo di libertà”, grazie ad essa “non ci sono più guerre in Europa”.
Se non cedi alle richieste dell’occidente sei un dittatore e proveranno ad ucciderti; se cedi verrai imprigionato o peggio ancora ucciso comunque.
Proprio per il rischio di uccisione già hanno proposto l’asilo diversi Paesi “anti-americani” ad Evo Morales. Che venga ucciso (ovviamente speriamo di no) nel suo Paese lottando fino all’ultimo o ripararsi all’estero spetta a lui; dopotutto anche Mazzini fu esiliato a malincuore nel Regno Unito, e Bolivar in Giamaica. L’esilio può essere sì umiliante, ma potrebbe spesso risultare come scelta più saggia visto che si potrebbero, in un futuro, rimettere le carte in tavola. Ciò che conta è non abbandonare i propri ideali e sperare in una futura lotta per ritornare a difendere il Popolo.
Ricordatevelo e imprimetelo bene in testa: la democrazia, in occidente e quindi anche da noi, vuol dire far vincere loro: è una democrazia dell’apparenza ed è semplicemente illusoria. Se non vincono loro non è democrazia.

Tornando quindi al discorso iniziale: ogni socialista impossibilitato a fare qualcosa a causa di mancanza di tempo materiale, impossibilità fisiche, di mezzi economici, di questioni familiari, o altro, ha comunque qualcosa che può ancora fare.
Sicuramente partecipare alle manifestazioni è un qualcosa di concreto e può aiutare molto, ma tutti possono comunque nel proprio piccolo cercare di spargere notizie a chi gli sta intorno.
È un lavoro apparentemente insignificante ma che è in realtà assolutamente fondamentale, perché bisogna innanzitutto analizzare e comprendere ciò che ci circonda e che avviene (o è avvenuto) nel Mondo per poi proporre o aderire a certe soluzioni. Citando di nuovo Sankara “una delle condizioni per lo sviluppo è la fine dell’ignoranza”.
Serve risvegliare la coscienza di classe, serve comprendere che viviamo in un sistema distopico capace di manipolare a 360 gradi tutte le nostre convinzioni.
La tv, i giornali, e i media tradizionali su internet ci bombardano quotidianamente spargendo falsità, almeno nell’ambito politico-economico.
La apparente pluralità dei media e delle fonti è una pura illusione: sono tutte gestite da privati, e in quanto private sono per natura contro chi punta a far prendere coscienza al Popolo.
Spargete queste notizie, non solo riportate da noi, ma anche da altri siti indipendenti. Siti che riportano fonti del posto e non giornalisti americani o altro. Siti che pubblicano foto e video in diretta di ciò che sta accadendo. Non video registrati e sparsi dai media occidentali spesso rivelati poi falsi (si pensi alle falsità relative alle fosse comuni fatte da Gheddafi, o agli attacchi chimici fatti da Assad).
Svegliatevi, non avete niente da perdere che le vostre catene. Un mondo migliore è possibile.