Da destra a “sinistra”, da Salvini a Calenda, tutti sono assolutamente d’accordo su di una credenza tanto dogmatica quanto falsa, frutto della falsa coscienza di politicanti che agiscono non tanto per il pubblico interesse, ma per quello privato: “in economia meno lo stato fa meglio è”. Via libera quindi ad ogni sorta di privatizzazioni, alla svendita del patrimonio pubblico, a volte persino regalato. Dagli anni ’90 ad oggi non c’è un solo bene pubblico che non sia stato a noi sottratto, o il cui furto sia stato tentato, da parte di grandi imprenditori e finanza, iniziando da tutte le entità statali trasformate in Società Per Azioni per finire con il territorio stesso. Eguale sorte, ovviamente, è toccate al sistema autostradale italiano, ceduto con disinvoltura, con tanto di grasse risate e strette di mano, a gruppi di noti omicidi come i Benetton o falchi della loro risma come il gruppo Gavi. Non c’è da stupirsi nella spassionata difesa di questi ladri ed omicidi da parte dei grandi partiti: sono tutti loro finanziatori. Il Partito Democratico riceve 50.000 euro annui dal Gruppo Gavi, che ha in concessione l’A26, interessata ieri da una frana causata dalla mancata prevenzione. Lo stesso gruppo dona, sempre con la stessa cadenza, quasi mezzo milione di euro a Forza Italia. Non si tratta dell’unico finanziatore comune ai due partiti, in quanto anche diverse catene di fast food che sulle autostrade vendono elargiscono a loro grandi somme: Montana, Roadhouse e Chef Express donano tutte 120.000 ad ognuno dei due partiti “concorrenti”. Vi è poi Toto Holding, che gestisce, tramite diverse aziende, la rete autostradale adriatica, non molto prodiga con la Lega del Capitano alla quale vengono versati solo 10.000 euro annui. Più magnanimo di tutti è il Gruppo Benetton, che ha versato 1.1 milioni di euro a testa a tutti i principali partiti, ivi compresa la Lega. Facile capire un evidente conflitto di interessi: i politici, che dovrebbero portare avanti i nostri interessi, sono vincolati agli interessi dei loro finanziatori reali poiché solo tramite le loro donazioni è possibile mettere in piedi “macchine elettorali” capaci di dare risultati. Da qui un ricatto che il mondo della grande imprenditoria, non vanto ma flagello dell’Italia, fa pesare tutto sulle tasche e sulla vita dei cittadini. L’azienda privata che ha in concessione un tratto autostradale, interessata unicamente al profitto, non si curerà mai di spendere troppo per manutenzione e messa in sicurezza ciò che gli è stato donato dai propri clientes in politica, poiché proprio la presenza di questi all’interno dei palazzi del potere allontana ogni possibilità di controlli o revoche delle concessioni. Non è bastata nemmeno la strage, assolutamente dolosa, del Ponte Morandi ad invertire la rotta: ogni blanda ipotesi di revoca e nazionalizzazione si è scontrata con gli scogli dell’interesse clientelare. Ora le strade, colpevole anche il maltempo, crollano di nuovo, i viadotti vengono chiusi perché ritenuti insicuri e un’intera regione viene strangolata. Ogni giorno sono 4000 i container che sbarcano al porto di Genova, uno dei più importanti del Mar Mediterraneo, e che bloccate quasi tutte le vie intasano la città. Una settimana può reggere ancora il porto, e a dirlo è la stessa Autorità Portuale, poi la più grande impresa di Genova sarà totalmente paralizzata, così come lo è la viabilità in gran parte della Regione. Ancora non ci sono stati morti, “solo” frane ed allagamenti, esondazioni ed evacuazioni, ma per quanto tempo si potrà vivere così solo per permettere la vacanza tropicale a qualche ricca famiglia di vampiri?