Il piccolo movimento di nostalgici, che la stragrande maggioranza degli italiani aveva dimenticato dopo l’oscuramento delle loro pagine social, torna a far parlare di sé nel consueto sterile stile provocatorio privo di una qualsiasi proposta politica che non sia lo scandalo antisociale a precisa funzione tutelare dello status quo.
Alzati lazzaro: due sono i fatti che hanno ridato vita al gruppuscolo d’estrema destra: l’immotivato richiamo ad essi espresso dalle sardine romane e l’ennesima vergognosa azione di revisionismo ignorante che si è compiuta in queste notti a Trieste, dove alcuni manifesti recanti scritte ingiuriose contro dei perseguitati politici fucilati dal regime fascista nel 1941 sono stati affissi difronte alla locale sede dell’A.N.P.I.
Viene da chiedersi se con tutto quello che succede, le numerose emergenze che ogni giorno affollano i pensieri di chi sceglie di non essere indifferenti come si possa trovare il tempo di concepire un’azione non solo tanto idiota, ma anche infantile come quella messa in campo dai prodi camerati triestini. Poi però ci si ricorda della loro natura, delle cene di Di Stefano con Salvini, la loro promiscuità col centro-destra e la loro fissazione patologica per l’immigrazione, e si capisce che Casapound non vuole portare avanti un discorso politico, ma semplicemente “scandalizzare”. Chiamare dei perseguitati antifascisti dei “terroristi” su alcuni manifesti affissi davanti al luogo dove questi vengono annualmente ricordati non è un gesto politico, ma esclusivamente la vile ricerca del far parlare di sé, poiché come i recenti trascorsi hanno dimostrato, i camerati, se privati del loro palcoscenico, si annoiano e non poco in quella farsa pseudo-gangster che chiamano militanza politica. Ma perché questo? Perché perdurare in un teatrino fatto di assurdi richiami storici, di saluti romani e di vigliacca violenza? Perché questo è ed è sempre stato il ruolo dell’estrema destra: disinnescare il conflitto sociale additando un nemico terzo ed esterno, perseguitare i dissidenti, collaborare più o meno alla luce del Sole con tutte le forze che affossano la nazione e si prodigano in progetti imperialisti. I fascisti, col loro feticismo per la gerarchia, sono contenti di servire qualunque padrone purché gli sia garantita la possibilità di opprimere qualcuno. Da qui le cene con Salvini e gli intrallazzi con la destra istituzionale. Mai e poi mai oseranno loro andare contro il sistema, in quanto è l’esistenza dell’attuale status quo a garantirgli la loro vita da “emarginati”, situazione da loro cercata e fieramente voluta. Si viene così a creare un’ambiguità che già più volte è stata notata nei movimenti fascisti: pratiche antisociali (violenza, estremismo dialettico, isolamento) volte alla tutela della società e dei privilegi di questa. E come dimenticarsi il loro più grande successo, ossia l’aver mistificato il termine “sovranità”, rendendolo sinonimo di estrema destra. Fieri di questo, seguitano nel chiamarsi “sovranisti”, nonostante la sovranità democratica sia la precisa antitesi del fascismo, essendo questo il dominio autocratico di una piccola cricca padronale ben distinta dal popolo. Addirittura giunti a chiamare una loro lista civetta in funzione pro-salvini “Sovranità- Prima gli italiani”, è evidente la loro natura di agenti provocatori dell’establishment europeo. La soluzione è semplice: ignorarli, evitando di dare loro l’attenzione tanto agognata, ma allo stesso tempo combatterli nella pratica, fornendo agli emarginati una sponda sicura che non sia quella presieduta dalle littorie sirene padronali