di Leonardo Sinigaglia

L’ottocento è un secolo particolarmente travagliato: sommosse, guerre di indipendenza, avanzamento tecnologico, nascita del socialismo e molto altro. Sappiamo che, dopo il settecento, l’Inghilterra si era imposta come potenza economica. Sì, è vero, le guerre napoleoniche furono un notevole sforzo per i britannici e la perdita di (alcune) colonie americane fu un brutto colpo. Ma, nel complesso, la Gran Bretagna (che fino al 1921 comprende tutta l’Irlanda) è un paese forte.

Le invenzioni di quel periodo

Nel 1803 Trevithick sperimenta le locomotive a vapore, che rivoluzioneranno anche la guerra di secessione americana, la prima in cui furono utilizzate le linee ferroviarie. Stephenson, qualche anno dopo, perfeziona le locomotive. Nel 1829 viene aperto il primo servizio per passeggeri, su linea ferroviaria (sebbene vogliano appropriarsi di questa invenzione i neoborbonici ). Già, perché nel 1870 le ferrovie trasportavano già 400 MILIONI di passeggeri all’anno. Nel 1863 apre la prima linea di metropolitana. Ma anche in campo delle telecomunicazioni l’Inghilterra spadroneggia: nel 1837 il telegrafo e nel 1840 il sistema postale.

I problemi di Londra, ormai grande metropoli

Londra, come le grandi città inglesi ed europee, è una metropoli di contrasti. Fascino e povertà. La grande esibizione del 1851 e la mancanza di fogne. La popolazione crebbe fino a 6 milioni, ben più di Roma oggigiorno. Ma l’aria era fortemente inquinata, solo più tardi fu creato un apparato di polizia (1829 da Sir Peel) e la mortalità rimase elevatissima almeno fino alla creazione delle prime fogne. Il tasso di criminalità era altissimo e le città erano divise in due: i sobborghi per i poveri operai sfruttati e i quartieri per l’alta borghesia e la nobiltà.

Il contesto culturale londinese: religione e scienza

La religione era ancora propenderante, sebbene subisse colpi costanti dalla scienza e dal positivismo propenderante in quegli anni. Le opere di Darwin influirono moltissimo in questo periodo, una chiara sfida all’idee religiose che avevano dominato incontrastabilmente fino a quel momento.L’ottimismo è la parola che più descrive questi anni. Chi viveva in questi anni, e possedeva grandi ricchezze, era fiero del lavoro e dei suoi compiti. La classe borghese, la gentry, fu sicuramente quella che benefició di più di questi cambiamenti in quegli anni.

La condizione dei poveri e ciò che si pensava su di loro

Il tasso di povertà era altissimo, i lavoratori erano sottopagati e lavoravano fino a 12 ore al giorno. Uno scenario da Amazon, insomma. La povertà era un crimine ed i debitori venivano mandati in prigione (caso più celebre i genitori di C. Dickens). Le classi elevate usavano ogni pretesto per ricordare come loro fossero differenti, come loro avessero rigidi codici etici da rispettare. Ci fu chi, però, si attivó (seppur minimamente) per i poveri. I metodisti per esempio. Essi credevano fortemente che la chiesa dovesse essere cambiata fortemente. Il più celebre fu Wesley, che credeva che la chiesa avrebbe potuto e dovuto creare un welfare al servizio dei poveri. Ma non fu il solo, Willbeforce ad esempio, fu uno dei più accaniti. Egli era già riuscito ad abolire la schiavitù nel 1807, con lo “Slave Trade Act”. Questi movimenti erano, ovviamente, intrisi di morale puritana ed abbracciavano le idee di quella classe media che si era formata: sobrietà, serietà, individualismo e tanta tanta voglia di lavorare (se si può usare questo eufemismo).

Utilitarismo

Dall’altra parte, invece, si sviluppò l’Utilitarismo. Il fondatore di questa scuola di pensiero fu Bentham, il quale credeva che ciò che è utile è buono “useful is good”. La società vittoriana fu profondamente ispirata su queste tesi, che miravano alla massima felicità per il più grande numero possibile. Ad ogni modo, queste idee furono disattese e criticate per la loro negazione delle emozioni e considerate aride, prive di umanità. Charles Dickens, nel suo libro “Hard Times”, avrà modo di criticare Bentham spesso

L’espansione dell’impero e la fine dell’era dell’ottimismo

L’età vittoriana vide una grandissima espansione dell’Impero Brittanico.L’obiettivo principale era l’accesso alle materie prime, inoltre le colonie rappresentavano (nel panorama comune) un’opportunità per i più poveri in patria. Dall’inizio del 800 fino al 1914 emigrarono più di 1 milione di persone dall’Inghilterra, per recarsi in Canada ed in Australia.E, come negli Stati Uniti, anche nel Regno Unito si sviluppò un fenomeno particolarmente interessante: il “Britain’s Imperial Destiny”. Nel 1887, per commerare i 50 anni di regno di Victoria, vennero rappresentanti da ogni angolo dell’impero.Da qui si aprí una fase imperialista feroce, con le guerre dell’oppio, la guerra di Crimea e le guerre Boere.Tuttavia, alcuni paesi come l’Irlanda non erano nelle stesse condizioni. L’Irlanda era considerata inferiore e una devastante carestia, che perdurò dal 1845 al 1847, obbligò centinaia di migliaia di irlandesi ad emigrare negli USA.Ma l’ultimo periodo dell’età vittoriana si preannuncia, ben presto, travagliata.Il prezzo da pagare per mantenere l’impero efficiente era alto, dal 1878 al 1880 il paese fu attraversato da una profonda crisi economica che colpí soprattutto le classi popolari.Le quali, ormai esauste, cercarono vie differenti da quelle elettorali che non avevano mai cambiato la condizione operaia a fondo.Le teorie comuniste di Marx, pubblicate in quegli anni, aprirono uno spiraglio alle masse soggiogate.Il fabianismo, un’organizzazione di stampo socialista nata nel 1884, criticó fortemente l’ipocrisia della società vittoriana. La Fabian society fu il preludio per la nascita del Labour Party, il tutto caratterizzato da una visione più riformista e meno “rivoluzionaria” rispetto al Marxismo.Ma la sconfitta che ricevette questo tipo di società fu, soprattutto, di stampo culturale.Londra, come si è già detto, era una città dove vigeva un forte codice morale ma, al tempo stesso, circolava droga e la prostituzione era una pratica sdoganata.Autori come Stevenson e Wilde sottolinearono proprio questo aspetto, la doppia faccia di questa società.

Il darwinismo sociale

Il darwinismo sociale caratterizza questi anni. Non solo in Inghilterra, bensì in tutta l’Europa circolano le idee di Lombroso e di H. Spencer. Quest’ultimo sosteneva come l’esistenza fosse una lotta, in cui il più predisposto vincesse sempre. Le sue teorie giustificarono il “Laissez Faire” e il conservatorismo, secondo cui la povertà e la disuguaglianza fossero qualcosa di normale. Visto che il destino delle persone era deciso da fattori biologici, perché lo stato doveva intervenire a favore di queste persone?

La questione femminista

Durante l’età vittoriana le donne ricevevano Un’istruzione basilare, non potevano ovviamente votare, e le abilità da sviluppare erano principalmente due: essere buone madri e mogli.L’obiettivo era quello di ottenere una formazione migliore per le donne delle classi medio alte e, successivamente, il voto.Molte donne in questo periodo diedero un aiuto consistente alla causa femminista, fra cui Brönte, Wollstoncraft…

Le suffragette

Formatesi nel 1866, chiesero subito di avere gli stessi diritti politici degli uomini. Questa petizione fu consegnata a J.S.Mill, il quale era a favore del suffragio universale. Ma il suo emendamento fu bocciato vigorosamente. Molte associazioni furono create, nel 1897 17 confluirono nella National Union of Women’s Suffrage Societies (NUWSS). Certo alcuni passi furono fatti: il Married Women’s Property Acts del 1870, del 1882 e del 1884 permise alle donne di mantenere le proprietà dopo il matrimonio.E la regina in tutto questo? Beh fu lei stessa che, nel 1870, si espose contro la proposta di dare pari diritti politici alle donne. A voi i commenti su questo “bellissimo” periodo storico.