di Eros R.F.
Robin Hood, un eroe-simbolo impresso nella mente di moltissime persone.
Di “Robin Hood” senza dubbio ce ne sono stati molti nella storia e in giro per il mondo, dai Giapponesi Nezumi Kozō e Ishikawa Goemon, allo Slovacco Juraj Janosik; da Lampião a Rummu Jüri; da Scotty Smith al rivoluzionario, e amico di Zapata, Pancho Villa.
Ma solo uno di questi è particolarmente famoso, in parte per cause geografiche e in parte per la sua storia.
Robin Hood, infatti, è il fuorilegge che ruba ai ricchi per dare ai poveri più celebre in Occidente, ma in Asia il più conosciuto è probabilmente Ishikawa Goemon: una sorta di ninja che rubava ai ricchi signori feudali appartenenti all’ordine dei samurai, morto tragicamente bollito vivo, insieme a suo figlio, in pubblico.
Robin Hood visse una vita da eroe, non ebbe però, a differenza di Ishikawa, una morte da martire: si dice infatti che morì per via di qualche malattia, anche se secondo altri morì a causa delle ferite riportate da un agguato da parte delle autorità, organizzato da un traditore presente nella sua banda.
Il simbolo leggendario ed indiscusso di Robin è naturalmente il suo arco, accompagnato dalle sue frecce.
La leggenda vuole che prima di morire disse al suo amico ed aiutante Little John di seppellirlo nel punto in cui sarebbe caduta una freccia infuocata che lo stesso Robin lanciò dalla finestra del monastero in cui risiedette negli ultimi momenti di vita.
Parlando delle sue origini e della sua banda,
Nessuno sa realmente quale sia il vero nome dell’eroe, chiamato con lo pseudonimo di Robyn Hode nei primi manoscritti che ne narrano le gesta. Viene spesso chiamato Loksly o Loxley, ma questo nome gli venne attribuito perché nacque probabilmente a Loxley, nello Yorkshire. Proprio in questa città, infatti, si trovano le tracce di un certo Robert (appunto nome completo di Robin) di Locksly, ritiratosi probabilmente nella foresta nel 1245.
E sempre nello Yorkshire e nei suoi pressi è probabile che siano avvenute le sue gesta. Si dice in genere che la sua storia sia ambientata a Nottingham e nella vicina foresta di Sherwood, ma nelle ballate originali si dice esplicitamente che, anche se la foresta vicina a Nottingham fu frequentata occasionalmente dalla banda, il luogo principale che ospitò Robin fu Barnsdale (50 miglia a nord da Sherwood) nella contea dello Yorkshire.
La foresta di Sherwood è inoltre un luogo improbabile a causa della sua estensione: nel XIII secolo era ovviamente più vasta, ma non avrebbe permesso comunque un riparo sicuro dai perenni controlli da parte delle autorità dello sceriffo. Mentre il leggendario “Major Oak”, luogo in cui, si dice, si riunisse la banda, è stato datato a 8 secoli fa, rendendolo ai tempi di Robin un semplice alberello.
Le ballate originali parlano di Robin come contadino o come mercante, ma pochi anni dopo (quindi nello stesso secolo) iniziò a girar voce che avesse origini nobili.
Secondo una delle versioni più realistiche e, diciamo, “storicamente” accettate, Hood è stato innanzitutto un nobile sassone.
Un nobile che appoggiava Riccardo Cuor di Leone, un re d’Inghilterra che venne poi spodestato dal fratello Giovanni Senzaterra. Quest’ultimo di conseguenza ritirò le proprietà terriere a tutti i nobili fedeli al sovrano destituito passandoli a quelli fedeli al nuovo re.
Va detto inoltre che le politiche di Giovanni senza terra, che consistevano in annalzamento delle tasse, costrinsero moltissima gente alla povertà e quindi al brigantaggio; inoltre una legge da lui varata, chiamata “legge della foresta”, accordò l’accesso esclusivo della foresta ai ricchi nobili della corte, negando quindi ai popolani la caccia o l’utilizzo della legna da ardere, rendendo quindi la banda dei Merry men ancora più “illegale” in quanto appunto residente in una foresta.
Questo trasformò improvvisamente Robin da un nobile proprietario di terreni ad un suddito comune senza alcun avere di valore.
A questo punto Hood si ritirò nella foresta di Sherwood (nei pressi di Nottingham, anche se abbiamo detto precedentemente che il luogo sia improbabile) formando una banda chiamata poi Merry men.
Questa banda di poveri fuorilegge viveva in una sorta di comunità autogestita, conducendo una guerriglia contro le autorità rubando a questi ricchezza e cibo, distribuendo poi il ricavato tra i poveri.
I membri più conosciuti della banda sono John Naylor detto Little John (amico fidato di Robin), Lady Marian Clare (la compagna di Robin), e Frate Tuck.
Little John, tutt’altro che “piccolo”, era il più robusto di tutti e gli venne attribuito questo nomignolo ironicamente; era un uomo molto abile che lottava in genere con un bastone ed era un grande spadaccino. È stato introdotto nelle ballate fin da subito.
Lady Marian e Tuck sono probabilmente inventati.
La prima è stata introdotta nelle ballate circa 3 secoli dopo: nel medioevo si festeggiava ancora, almeno in Inghilterra, il Calendimaggio, e in questa festa si usava rappresentare folkoristicamente la primavera con una “lady”, una signora del primo maggio. Questa lady venne introdotta nelle storie probabilmente a causa della crescente popolarità di Robin derivata soprattutto da tre drammi teatrali noti, appunto, per esser stati redatti in occasione di tale festività.
Mentre Fra’ Tuck venne introdotto nelle ballate circa 2 secoli dopo, rendendo anche questo personaggio improbabile seppur con un importante significato “storico-politico” dietro: rappresentava infatti la parte più umile e Cristiana della Chiesa, estranea appunto al lusso e al peccato di gola professato in genere dai preti e dagli alti ranghi del clero. È probabile che le ballate, popolari e fatte quindi dal popolo, volevano introdurre un personaggio che legittimasse anche da un punto di vista religioso le gesta di Robin e della sua banda, che a prima vista potrebbero suscitare indegno a causa delle “violazioni” alle proprietà private (indegno almeno per gente dell’epoca, molto fedele al cattolicesimo, che sosteneva appunto che rubare fosse sbagliato a prescindere dall’ingiustizia nel sistema, e che ogni autorità era legittimata dal “Signore”).
Parlando delle sue gesta,
È plausibile che Robin abbia imparato ad utilizzare magistralmente il proprio arco grazie alla sua probabile partecipazione alle crociate, prima di tornare in Inghilterra rimanendo poi senza averi.
Incarnò, ai suoi tempo, l’aspirazione alla libertà e alla giustizia che le popolazioni medievali erano costrette a soffocare, schiacciate da ogni sorta di sopruso da parte delle classi elevate. Si ritiene, inoltre, che il racconto delle sue imprese abbia contribuito, nei secoli successivi, a togliere l’esclusiva del diritto di caccia ai proprietari terrieri estendendolo anche alla gente comune che poté servirsene per combattere la fame.
Spesso vediamo gli Uomini del passato in un ottica molto distante, come se, in un certo senso, i veri Uomini siamo noi, mentre quelli del passato erano in qualche modo “animaleschi” o brutali.
Storie come quella di Robin, invece, ci fanno capire che da sempre gli Uomini oppressi hanno lottato contro l’oppressore. Piccoli gruppi di guerriglia o anche grandi rivolte hanno da sempre caratterizzato la nostra storia, e solo parte di queste rivolte sfociarono fortunatamente in Rivoluzioni.
Rimanendo in Inghilterra ci sono altri esempi di rivolte cominciate da un semplice soggetto, come Ned Ludd (molto probabilmente immaginario), o l’”anarchico” Guy Fawkes (da cui deriva poi la maschera degli anonymous).
C’è sempre stato un bisogno di un leader, perfino quando le proteste non ne hanno avuto alcuno (come detto ad esempio con i Luddisti). C’è sempre stato un bisogno di un leader-simbolo che incarnasse lo spirito, l’essenza della rivolta; in modo tale anche da giustificarne, se necessaria, la violenza.
Un ladro-eroe Robin Hood riesce a render nobile perfino la “vergognosa” frode; perché la frode, se fatta da dei poveri che non hanno nulla da perdere se non da guadagnare, e diretta a dei ricchi usurai ed usurpatori, è più che giustificata; anche se questo va appunto contro la legge.
Ricordando le gesta di Robin, dunque, è inevitabile che si metta la morale al di sopra della legge, che essendo fatta da una parte degli uomini, spesso, o sempre, di alto rango, non ha sempre una linea morale e di conseguenza non è automaticamente giusta e da rispettare
C’è comunque il dubbio che sia realmente esistito.
Non è da escludere ovviamente che sia esistito, tuttavia molto probabilmente la sua storia è stata col tempo romanzata e arricchita di dettagli; un po come successe anche con Vlad di Valacchia detto Dracula, o anche Re Arthur, giusto per fare due esempi celebri.
Qualche studioso afferma che la figura di Robin sia una sorta di rivitazione “moderna” di certi miti celtici, quindi preesistenti.
Certi antropologi ad esempio lo ricollegano a Robin Goodfellow detto anche Puck (un folletto reso celebre da Shakespeare con “Sogni di una notte di mezza estate”); altri lo accostano al mito celtico del capodanno o meglio del calendimaggio, che narra del dio dell’anno nuovo che vince contro il vecchio inverno (quindi lo sceriffo); altri lo accostano, sempre parlando dei miti celti, ad uno spirito della foresta che aveva le sembianze di una volpe (ripresa poi dalla versione della Disney), chiamata anch’essa Robin; altri ancora lo riconducono al dio dei ladri presente in molte religioni pagane indo-europee (ad esempio il dio Pan, Greco), le cui sembianze ricordano quelle di un uomo con le corna da ariete (“Robinet” nella lingua celtica, da cui tra l’altro deriva la parola “rubinetto” a causa delle decorazioni con gli arieti fatte in quei tempi). Questo accostamento alle mitologie pagane, e soprattutto al dio dei ladri e dei pastori (da cui proviene poi la figura antropomorfa di satana: uomo con pizzo e con le corna, in genere con le zampe da ariete), rese inizialmente Chiesa cattolica particolarmente avversa nei confronti della figura di Robin Hood, provando infatti a censurare la diffusione delle sue storie e delle sue gesta “anti-sistemiche”.
Tuttavia ci sono diversi indizi che facciano pensare che una figura più o meno simile a quella narrata sia esistita realmente, seppur più rudimentale e senza tutti i particolari o aneddoti eroici attribuiti a Robin.
Ci sono documenti di vari tribunali del tempo che parlano di certi “Robin Hood il fuggitivo” (in una pergamena del 1225 nello Yorkshire), o “il conte Robin di Huntingdon” (1248).
Secondo la teoria di J. W. Walker, il personaggio si deve identificare in Robert Hood, nato a Wakefield (figlio di un guardaboschi di nome Adam Hood) che sposò tale Matilda e che, grazie alla sua opposizione al clero, venne identificato col patrono delle feste agricole pagane. Alcuni personaggi indubbiamente storici potrebbero esser ricollegati all’epopea di Robin Hood, e tra questi si citano: Sir Robert Fitz Ooth conte di Huntingdon (1160 – 1247), Robert de Kyme (1210 – 1285, condannato come fuorilegge ed in seguito amnistiato), Robert Hood (1290 – 1347), Robert Foliot (1110 – 1165), e un grassatore noto come “Robert Hod”, sulla cui testa venne posta una ragguardevole (all’epoca) taglia di 32 scellini e 6 pence nel 1226.
Altri Robert Hood (o Robert Hod) erano comunque viventi all’epoca. Il primo era tal Robert Hod di Cirencester, un servo che viveva nella tenuta di un abate nel Gloucestershire, il quale, dopo aver depredato una carovana, assassinando un dignitario in viaggio, fuggì nella brughiera assieme ai complici e fu bollato come “bandito” da parte di un ministro di re Giovanni, Gerard Athee. Esistevano inoltre altri quattro banditi omonimi nel 1256 ai tempi di re Enrico III, successore di Giovanni, tutti rapinatori di carovane e uno di essi addirittura esperto di furto con scasso in un’abbazia dello Yorkshire. Apparvero, inoltre, altri due Robert Hod che operavano all’epoca, il primo in qualità d’arciere nella guarnigione a presidio dell’isola di Wight, mentre il secondo venne imprigionato nel 1354 perché sorpreso a rapinare nelle tenute reali.
Secondo le analisi di David Baldwin, infine, c’è un fattore: rovinato dalla congiuntura economicae costretto a divenire un predone reo di azioni anche violente, tal Roger Godberg, le scorrerie della cui banda avvenivano nella contea di Nottinghamshire e nelle contee limitrofe, a carico ovviamente di personaggi facoltosi ed influenti.
Già nel 1377 si trovano sparse per l’Inghilterra varie ballate dedicate al personaggio, testimoniando il fatto che la storia sia già iniziata a circolare poco dopo la supposta vita di Robin Hood, ben prima del primo racconto completo dedicato all’eroe folkloristico (“le gesta di Robin Hood”, 1510).
Che sia stato un brigante, eroe semi-leggendario arricchito da tanti particolari, o un personaggio inventato di sana pianta, rimane comunque un simbolo di ribellione.
Un simbolo di ribellione impresso nella mente del Popolo, un simbolo di ribellione contro il sistema vigente che crea diseguaglianza e ingiustizia.
Che sia vissuto o meno a Nottingham è presente nella loro bandiera cittadina.
Che sia stato crudele o meno, rimane un simbolo ed un esempio di generosità; una storia da raccontare e ri-raccontare a tutti i cittadini, in particolar modo ai giovani.
Robin Hood è ancora utilizzato, almeno in occidente, come termine per raffigurare una individuo che ruba ai ricchi, violando quindi la legge, per donare ai poveri; rimane un simbolo utilizzato da moltissimi Socialisti, specialmente i libertari e gli anarchici in quanto anti-autoritari in toto.
Perché l’Umanità, il Popolo, ha sempre avuto bisogno di storie di eroi da tramandare di generazione in generazione; per spiegare sotto forma di racconti, semplici ed intrattenenti per tutti, i problemi che affliggono la società, per diffondere speranza in un mondo migliore.