I risultati elettorali degli ultimi 20 anni dovrebbero far sorgere alcune domande ai Socialisti.
Parliamo ovviamente dei Socialisti veri, con la S maiuscola, che si battono per i diritti dei lavoratori, per i mezzi di produzione messi nelle mani di questi, e per la lotta contro il capitalismo e l’imperialismo.
È ormai palese ed ovvio, almeno per noi con coscienza di classe “abbastanza” sviluppata, che i partiti odierni considerati di “sinistra” non siano affatto di sinistra.
Gli unici partiti, a livello Nazionale, che potrebbero essere considerati di sinistra sono a nostro avviso il Partito Comunista, il Partito Comunista Italiano, il Fronte Sovranista Italiano, ed in parte Potere al Popolo (senza contare appunto i vari e validi movimenti extra-parlamentari).
Se vogliamo restringere il campo, invece, ai Partiti di sinistra con una matrice Rivoluzionaria, ci troveremmo con ancora meno nomi.
È allo stesso tempo inequivocabile la differente natura di questi vari partiti, che divergendo ideologicamente su molti punti vista finiscono per isolarsi a vicenda.
È più che giusto avere una propria identità e seguire fino alla fine le proprie idee, senza venir influenzati da altre entità esterne, ma bisogna tuttavia analizzare il contesto storico, politico, ed economico in questione.
Dalla caduta del muro di Berlino, e la consequenziale caduta dell’Unione Sovietica, il mondo della politica in occidente ha preso una via distopica e monopolare.
Per spiegarci meglio: la mancanza di un mondo bipolare, dove i delusi potessero almeno emigrare verso un Paese con un modello più favorevole al lavoratore, ha spianato la strada al capitalismo e alla sua inevitabile tendenza nell’abbassare le condizioni di benessere del lavoratore.
Da questo momento tutto ciò che sia immaginabile è stato privatizzato senza una grande opposizione. Gli stessi partiti ed i sindacati sono diventati uno strumento esclusivo del capitale.
Inoltre, il processo di monopolizzazione, da parte del capitale, dei mezzi di comunicazione e dei vari partiti precedentemente di sinistra, non ha fatto altro che far cambiare idea al Popolo sul concetto stesso di “sinistra”; specialmente per via della metamorfosi del Partito Comunista nei vari partiti-marionetta (dalla margherita a lista civica, fino a finire col partito democratico).

Secondo l’immaginario collettivo, secondo il “cittadino medio”, votare Pd equivale a dire votare socialista o addirittura comunista.
Lo stesso dibattito politico è passato dall’essere uno scambio di argomentazioni, con interventi lunghi anche ore, ad un talk show perenne, composto da brevi “pillole” che consistono in semplici concetti superficiali; si è passati dalle conferenze e i comizi ai concerti e festicciole sulla spiaggia, dalle interviste serie ai tweet e le storie in diretta sui vari social network.
Altro punto chiave di questa sconfitta della sinistra è la depoliticizzazione dei vari sindacati, passati dall’essere mezzo per dar voce ai lavoratori, a mezzi per favorire il padrone nello sfruttare più lavoratori possibili.
La differenza tra una Nazione oppressa con i sindacati, ed una perfino più oppressa, ma senza sindacati che seguano la propria funzione, la si può notare comparando la situazione della Francia, con i gilet gialli, e l’Italia.

Cosa da non sottovalutare è anche la monopolizzazione da parte del capitale, già citata prima, sulle varie forme di comunicazione.
È innegabile il fatto che un lavoratore comune, appena tornato a casa, non abbia tempo ed energie per impegnarsi nel ricevere informazioni da varie fonti, scegliendo poi quale sia la più attendibile; figuriamoci se, distrutto già dalla società e dai vari dubbi sul proprio futuro, abbia la volontà di leggere libri che trattino la politica o l’economia.
Un tempo, ormai apparentemente molto distante a noi, c’era esclusivamente il giornale cartaceo: una testata avrebbe potuto dire, ad esempio, che in un certo Paese ci sia la dittatura, allegando anche diverse foto. Questi fatti sarebbero stati “facilmente” smontati, se ce ne fosse stata la necessità, da varie persone più o meno informate. Ma oggi, con i nostri mezzi di comunicazione moderni, otteniamo notizie provenienti solo da grandi testate già ben formate e considerate attendibili senza se e senza ma, con video che in genere provano ciò che dicono.
Qualunque persona che cerchi di negare una notizia munita di “prove-video” viene automaticamente accusata di complottismo o addirittura negazionismo.
È quindi indispensabile che un Partito, o un movimento, si prenda la responsabilità di informare il Popolo: non solo dandogli informazione alternativa, ma anche facendogli rendere conto che i mezzi di comunicazione in mano a dei privati non sono assolutamente attendibili nell’ambito della politica.
Viene quindi spontaneo affermare che un Partito Socialista abbia l’obbligo di possedere, e quindi gestire, vari mezzi di comunicazione, che siano su web, sui social network, o sui media tradizionali (questi ultimi più difficili da reggere finanziariamente).
Va detto che esistono già diversi siti e testate giornalistiche indipendenti, alternative, e molto valide; va tuttavia preso in considerazione l’utilizzo delle pubblicità (“utilizzare il capitale stesso per distruggere il capitale”), che sono sì in certi casi un grosso costo dal punto di vista economico, ma sono allo stesso tempo un mezzo indispensabile per spargere voce.

Tornando a noi;
Esistono varie frange di Socialisti che non vogliono assolutamente collaborare col prossimo. Si tende a rinchiudersi nei propri dogmi, credendo che modelli che hanno avuto successo nel passato, e spesso in Nazioni differenti, possano esser applicati qua in Italia e in un tempo ed un contesto ormai totalmente cambiato nel giro di 20 anni.
Si pensi al Marxismo-Leninismo: gran parte dei Comunisti di questo “ramo” [e lo dico da Marxista-Leninista] crede che per fare la Rivoluzione è indispensabile avere un partito d’avanguardia. Questo poteva certamente essere applicato (ed è stato applicato) nell’impero Russo d’inizio ‘900, ma il mondo è cambiato.
Si pensi anche all’esempio di Cuba: il M-26-7 aveva membri Marxisti-Leninisti (tra cui lo stesso Fidel Castro), ma si optò per la guerriglia portata avanti dagli avanguardisti in quanto la Rivoluzione popolare che ci fu in Russia non poteva avvenire in quel momento nell’Isola Caraibica.
È ora di rendersi conto che un Partito esclusivamente Comunista, od anche esclusivamente Socialista non-Marxista, abbia un enorme “peso” da reggere per esistere: per espandersi ha la necessità di far capire alla Popolazione che il capitale sta portando avanti una forte campagna revisionista, e che la storia sia andata diversamente da come ci dicono; ha la necessità di far capire alla Popolazione che “i voti inutili” non esistono, e che sono un atteggiamento anti-democratico; ha la necessità di far capire alla Popolazione che i partiti siano tutti corrotti e finanziati da privati, e che di conseguenza, in quanto privati, dopo aver promosso politiche apparentemente rivoluzionarie, salita a potere farà inevitabilmente tutt’altro per favorire appunto i privati stessi; ha la necessità di far capire alla Popolazione che il neoliberismo progressista non sia “la sinistra”, ma un altra faccia della stessa medaglia del neoliberismo conservatore; ha la necessità di far capire alla Popolazione che un sistema diverso è possibile ed è stato già provato da diversi Paesi, poi oppressi e repressi dall’imperialismo.

Non viviamo più nel periodo storico in cui gli operai sanno la differenza che ci sia tra un socialista, che punta quindi all’autogestione dei lavoratori, ed un capitalista. Non viviamo più nel periodo storico in cui i Socialisti si potevano permettere di dividersi in quanto già numerosi e pronti a “camminare da soli” nei vari Paesi del mondo.
Abbiamo l’obbligo di prendere coscienza che il Socialismo stia in forte crisi in tutto l’occidente, e che ci sia quindi il bisogno di riunire le forze di tutti così come si fece con la Prima Internazionale.
C’è sicuramente la necessità di formare una Quinta Internazionale, già proposta, finendo senza avere successo, da Hugo Chavez nel 2007 per via della grande crescita che ebbe il suo Partito in Venezuela.
E proprio di quest’ultimo, il Partito Socialista Unito del Venezuela, dobbiamo parlare.
Il modello del PSUV è invidiabile: grazie alla sua efficienza è stato in grado di raggiungere i 5.700.000 iscritti, rendendolo il più grande partito di sinistra dell’America Latina.
Il PSUV è nato per gli stessi motivi per cui la sinistra (quella vera) sta fallendo qui in Italia. Nel Partito di Chavez confluirono tutti i Socialisti radicali, dagli immancabili Bolivaristi, ai Marxisti-Leninisti, ai Libertari, ai Trotskysti, ed anche diversi AnarcoComunisti o Sindacalisti.
Il Partito è, senz’altro, semplicemente un mezzo spesso utilizzato solo dai riformisti, ma è comunque indispensabile per convogliare le nostre idee e la nostra posizione sul piano politico; per poi svilupparle e gettar le basi per una futura possibile Rivoluzione o una “semplice” vittoria per via parlamentare come avvenne nel Cile di Allende.
C’è la necessità di metter da parte i propri conflitti ideologici, letteralmente inutili in questa fase di sviluppo, per unirci invece, come grande Avanguardia Rivoluzionaria, contro l’orrendo pensiero unico del capitale.