di Leonardo Sinigaglia

Il capitalismo ha questo viziaccio: la facciata “liberale” cade presto quando i nodi vengono al pettine. Così gli stessi volti sorridenti pronti a colorarsi di arcobaleno passno agilmente alla dura faccia della repressione, che calpesta ed umilia chiunque si sia posto sulla strada degli interessi dei capitalisti. A Minneapolis è successo esattamente questo. Il paese “democratico” per eccellenza, la “terra dei liberi” non ha tollerato che si portasse attenzione su uno dei crimini più vergognosi degli ultimi anni, il brutale assassinio del 46enne afroamericano George Floyd.

Stazione di polizia data alle fiamme dai manifestanti

E’ successo tutto in diretta: mentre la telecamera riprendeva, due poliziotti in tenuta da guerriglia urbana hanno provveduto ad arrestare non solo il corrispondente della CNN, ma anche tutta la troupe che era con lui. la colpa? Star riprendendo le immagini della rivolta che ormai da tre giorni infiamma la città, e che sis ta diffondendo ad altri stati nordamericani. Il regime borghese non può tollerare che vengano portati alla luce i suoi crimini, non si devono dare appigli alle forze rivoluzionarie: molto meglio concentrare l’attenzione sui vari “regimi” designati da questi paladini della libertà come pericoli per la pace mondiale, dalla Cina al Venezuela passando per Cuba e la Siria. Ma sfortuanatamente internet, loro arma prediletta, gli si ritorce facilmente contro. Le immagini dell’arresto, come quelle della brutale esecuzione di Loyd, stanno facendo il giro del mondo, diffonendo indignazione e odio per l’impero statunitense.

Il capitalismo ci mostra la sua vera faccia, non già i sorrisi di onesti imprenditori agli apericena, ma lo stivale della repressione che calpesta il volto di ogni uomo libero, la volontà d’oppressione e la più totale assenza di scrupoli, il razzismo ed il classismo. Questo è evidente, ormai innegabile. Ora si gioca a carte scoperte.