Nel silenzio mediatico più totale continua il massacro dei leader delle lotte sociali in Colombia. È dal 2016, anno della presunta pace, che le FARC sono diventate un movimento politico e non più forza militare e da quell’anno sono stati migliaia i socialisti, sindacalisti e rivoluzionari assassinati dai governi della destra conservatrice e della “sinistra” liberal del paese. Tra gli ultimi ci sono Gentil Pasos Lizcano, della comunità di Huila; Rubilio Papelito Limón, della comunità di Santa María Birrinchao; Salvador Jaime Durán, della comunità di Filo de Guamo; Yoanny Yefer Vanegas, delle comunità di Guaviare e Meta.
Secondo i dati della Misión de Observación Electoral de Colombia (MOE), ogni 3 giorni viene ucciso un “líder social”, solo in questi ultimi mesi ne sono stati assassinati 183 e il numero continua a salire costastemente, di questi 7 erano leader comunali e 3 leader politici.

Ancora una volta si palesa quello che è il vero volto del liberalismo. Ancora una volta, sotto la facciata dello “stato di diritto”, della “democrazia formale” e della “tutela della proprietà”, albergano le peggiori tendenze reazionarie e i sistemi omicidi e persecutori con meno scrupoli.