La sera del 26 ottobre si radunava in Piazza De Ferrari a Genova un folto gruppo di cittadini per protestare contro la crisi economica, sociale e sanitaria nel quale siamo precipitati a seguito di anni di sistematica distruzione dei diritti, della scuola, della sanità, del mondo del lavoro. Fra loro vi erano molti compagni e militanti del nostro movimento, i quali hanno più volte preso parola in piazza per ricordare a tutti i presenti che la retorica emergenziale del governo serve unicamente a nascondere la responsabilità della situazione creatasi. La manifestazione spontanea si è poi trasformata in un corteo, che arrivato alla vicina prefettura passando per le strade deserte, è poi rapidamente tornato in piazza De Ferrari, sotto la Regione, per chiedere un incontro con le autorità. Le forze di polizia si sono poi schierate in assetto intimidatorio innanzi all’ingresso della regione, minacciando violenza contro i pacifici manifestanti, violenza evitata solo grazie alla calma di chi si trovava in piazza per i propri diritti.

Nella giornata di ieri ad un nostro compagno presente alla manifestazione è stata recapitata da agenti DIGOS una denuncia per manifestazione non autorizzata e contravvenzione alle norme del DPCM. Tutto ciò avviene in una regione, la Liguria, unica in Italia ad aver vietato ogni forma di manifestazione, sia statica che in movimento. All’articolo 5 dell’ordinanza regionale del 25 ottobre si legge infatti “divieto di manifestazioni pubbliche su tutto il territorio regionale”. Questo provvedimento fascistoide ha il preciso scopo di tutelare l’ordine pubblico, non già la sanità, peraltro combattuta audacemente dal presidente Toti, feticista del libero mercato, per tutto il suo mandato. E’ inoltre in palese contrasto con l’articolo 17 della Costituzione della Repubblica, in quanto non lascia nessuno spazio riconosciuto come legittimo dall’autorità pubblica per manifestare il proprio dissenso.

Disobbedire alle imposizioni del governo Conte e dei suoi proconsoli regionali è un dovere, ora più che mai. Non dev’essere l’incremento della repressione da parte di uno stato dalla legittimità sempre più messa in discussione a spaventare: non sono altro che i colpi di coda di un sistema spaventato e prossimo al crollo, animato da individui psicotici e buffoneschi. Chiediamo quindi a tutti i compagni e alle masse  di intensificare la lotta, di violare sistematicamente e in maniera organizzata ogni ordinanza anti-democratica e rivolta contro gli interessi del popolo. L’emergenza sanitaria è ormai emergenza democratica.