Al fine di stimolare un dibattito storico-politico sulla formazione del pensiero socialista e i contributi che ad esso sono stati forniti da più parti, e per una ponderazione critica di questi, vogliamo inaugurare una serie di documenti politici d’analisi in cui riassumiamo la posizione di M-48 rispetto alle diverse tappe dell’evoluzione di questo. Vogliamo dedicare il primo documento alla “rivoluzione scientifica” operata da Marx ed Engels ed al primo più fruttuoso risultato di questa: il marxismo leninismo.

LO SVILUPPO DEL PENSIERO E DELL’AZIONE SOCIALISTA: Il “socialismo scientifico” e il marxismo leninismo

“Il marxismo ha aperto la via a uno studio universale, completo, del processo di origine, di sviluppo e di decadenza delle formazioni economico-sociali, considerando l’insieme di tutte le tendenze contraddittorie, riconducendole alle condizioni esattamente determinabili di vita e di produzione delle varie classi della società, eliminando il soggettivo e l’arbitrario nella scelta di singole idee direttive o nella loro interpretazione, scoprendo nella condizione delle forze materiali di produzione le radici di tutte le idee e di tutte le varie tendenze senza eccezione alcuna.”

Vladimir Lenin

All’interno del percorso evolutivo del pensiero e della prassi socialiste, una tappa fondamentale è rappresentata dallo sviluppo del ‘socialismo scientifico’, in quanto solo con l’apporto dell’analisi scientifica del sistema capitalista e con la scoperta delle leggi che regolano i rapporti economici si è riusciti a portare avanti non solo una critica radicale a quelle che sono le fondamenta del sistema capitalista, ma scuoterle con un’azione rivoluzionaria capace di una progettualità tale da disegnare innanzi un modello di società e di identificare al contempo i mezzi per raggiungerla. E’ infatti stato l’apporto dell’analisi scientifica a rendere possibile il salto di qualità che separa l’azione e la teorizzazione rivoluzionaria dei socialisti “utopisti” o pre-scientifici da quella delle generazioni successive. Apporto che è stato reso possibile unicamente con lo sviluppo della lotta delle masse popolari contro le classi padronali e con la sempre più fine risposta teorica degli esponenti delle prime contro i disegni di dominio proposti dagli alfieri delle seconde.
La svolta che seppero dare al moto socialista Karl Marx e Friedrich Engels fu quella di dotare i rivoluzionari di strumenti d’analisi capaci di una rappresentazione precisa della realtà materiale del sistema col quale essi dovevano lottare. Con il metodo e l’analisi marxista, quindi col sistema Comunista, non si avrebbe ovviamente un sistema con nuove leggi economiche inventate di sana pianta dall'”uomo nuovo”; Engels puntualizza questo nel suo “Antiduhring”: «Le leggi della loro attività sociale, che sino allora stavano di fronte agli uomini come leggi di natura estranee e che li dominavano, vengono ora applicate dagli uomini con piena cognizione di causa e quindi dominate

Il fatto che il potere economico sia la sorgente del potere politico non rappresenta una scoperta dei fondatori del socialismo scientifico, infatti possiamo vedere questa innegabile realtà già descritta da Rousseau nel suo “Contratto Sociale”, ma solo con l’analisi scientifica dei rapporti di produzione si è stati in grado di dare una spiegazione puntuale alle meccaniche che rendono possibile la traduzione della proprietà dei mezzi di produzione in potere sui propri simili. Insomma, la differenza dal socialismo utopista risiede anche in questo: per raggiungere un mondo più giusto e più equo occorre comprendere le leggi che governano l’economia e i rapporti di produzione, in modo tale da governarle, dominarle a favore dell’uomo con “cognizione di causa”.
Sono infatti i rapporti di produzione che si instaurano fra le classi sociali a causare l’esistenza di un potere politico caratterizzato da determinate tendenze, volte in ultima istanza a conservare e perpetuare il dominio della classe dominante. La scoperta della natura classista dello stato e della storia come “lotta di classe”: “La storia di ogni società esistita finora è storia di lotte di classe […] in breve, oppressori e oppressi sono stati in continua contrapposizione tra loro, conducendo una lotta senza tregua”. Citando lo stesso Marx dalla lettera scritta a Weydemeter nel 5 marzo del 1852: «Per quello che mi riguarda, a me non appartiene né il merito di aver scoperto l’esistenza delle classi nella società moderna né quello di aver scoperto la lotta tra di esse. Già molto tempo prima di me degli storici borghesi avevano esposto la evoluzione storica di questa lotta delle classi, e degli economisti borghesi avevano esposto l’anatomia economica delle classi. Quel che io ho fatto di nuovo è stato di dimostrare:

  1. che l’esistenza delle classi è soltanto legata a determinate fasi di sviluppo storico della produzione [historische Entwicklungsphasen der Produktion];
  2. che la lotta di classe necessariamente conduce alla dittatura del proletariato;
  3. che questa dittatura stessa costituisce soltanto il passaggio alla soppressione di tutte le classi e a una società senza classi».

Tolte le giustificazioni ideologiche, i fatti materiali vengono smascherati per quello che sono: episodi di un conflitto, serrato ed ineluttabile, che contrappone il basso all’alto, di cui la costruzione di un potere propagandato come “pubblico” altro non è che l’ennesimo atto. Nella comprensione di ciò è fondamentale l’indagine di Engels, che riconosce l’evoluzione della forma sociale delle comunità e delle basi del loro vivere comune, il passaggio quindi da un’organizzazione democratica, egualitaria, caratterizzata da un rapporto diretto e positivo fra l’uomo e il frutto del suo lavoro, alla società classista, gerarchica, fondata sul dominio di una minoranza sulla maggioranza, reso possibile dal monopolio dell’esercizio della violenza. Se il riconoscimento di due campi contrapposti può essere anche intuitivo, è infatti elemento ora più, ora meno importante di ogni ogni altra espressione socialista, la grandezza del socialismo scientifico sta nell’aver dato basi razionali e materiali alla nettezza che separa i due campi, separati altrimenti da avidità, forza, ricchezza: soluzioni che possono anche essere giuste, ma che sono i risultati di un rapporto di produzione, e non già le cause del rapporto che si instaura fra borghese e proletario.
Ma è forse nel tema dell’alienazione che si può riscontrare il Marx dalla visione più completa, che analizza non solo il rapporto di produzione, ma le cause potremmo dire “psicologiche”, fisiche e morali di quel rapporto: svuotamento, isterilimento, un uomo che “si sente libero ormai soltanto nelle sue funzioni bestiali, nel mangiare, bere, generare, ecc., e che nelle sue funzioni umane si sente una bestia”. E’ quindi importante avvalorare non solo il Marx “economista” in senso stretto, ma anche il Marx umanista, il Marx agitatore e rivoluzionario. Solo con una visione a trecentosessanta gradi della figura di un illustre padre del proletariato, e conseguente valutazione critica, è possibile cogliere in pieno il significato delle sue opere e della sua lotta, trovando in ciò non una “natura morta” da venerare in silenzio, ma un eterno sprone all’azione.

il movimento marxista

E’ un fatto che tutte le correnti e teorizzazioni socialiste anteriori alla formazione del movimento operaio non poterono essere messe in essere se non come brevi, ma coraggiosi, sussulti rivoluzionari. Si pensi a tutte le rivolte contadine caratterizzanti l’epoca moderna, da quelle più spontanee a quelle capaci di trovare punti di riferimento “ideologici”, come la Guerra dei Contadini tedesca con il pastore protestante Thomas Muntzer, che anche se capaci di immaginare un modello di società alternativo, mancarono degli strumenti pratici per poterlo creare. Solo con l’entrata in scena del proletariato gli ideali rivoluzionari hanno potuto disporre di una classe sociale in grado di produrre un disegno di società futura coerente ed omogeneo e di teorizzare il suo avvento. Il socialismo scientifico è stato la manifestazione più acuta di questa possibilità, con la sistematica analisi del sistema capitalista e la formulazione della società socialista non più unicamente come bisogno morale ed evolutivo, come nel caso dei socialisti “non scientifici”, ma come necessità storica. Ciò non significa riconoscere l’avvento del socialismo come una situazione determinata ex ante, ma riconoscere che le contraddizioni interne del capitalismo e i movimenti economici insiti in questo sistema -caduta tendenziale del saggio del profitto, progressivo sviluppo tecnico, ingrandimento dell’esercito industriale, crescente miseria dei lavoratori, centralizzazione della produzione- portano a rendere la situazione socio-economica sempre più adatta allo sviluppo di gruppi organizzati di lavoratori e alla formazioni di avanguardie rivoluzionarie, la cui azione può portare al superamento del capitalismo in senso socialista.
La grandezza dell’opera di Marx sta anche nel non aver dato previsioni o dogmi pratici ai quali conformarsi, ma di aver donato al proletariato un metodo d’analisi col quale interpretare la realtà e ricavarne l’indirizzo socialista. Possiamo infatti vedere come anche dopo la morte di Marx ed Engels il dibattito sul socialismo scientifico non scemò, come avvenne per quasi tutte le altri correnti socialiste, dal fourierismo al blanquismo, ma anzi incrementò, con la creazione di varie scuole e tendenze, di diverso valore ed efficacia, che contribuirono alla formazione di un movimento marxista internazionale in grado di egemonizzare il movimento operaio. Il processo attraverso il quale ciò si rese possibile non fu né lineare né omogeneo, ma comportò un intenso scambio dialettico con numerose altre correnti. Come sottolinea Lenin nel “Che fare?”, la formazione del bolscevismo in seno al Partito Socialdemocratico è stata possibile solo dopo un processo storico che in Russia era iniziato politicamente col movimento nichilista, continuata con i populisti, contro i quali dovettero lottare politicamente i socialdemocratici, sviluppando al loro interno contraddizioni e tentativi di deviazione tradeunionista ed economicista. Fu grazie a questo a questo percorso che il futuro Partito Comunista dell’Unione Sovietica seppe raggiungere l’egemonia fra gli operai delle principali città dell’Impero zarista, attirare a sé gli elementi più avanzati degli altri movimenti politici, socialisti rivoluzionari in primis, e raggiungere la costruzione di uno stato socialista. Sono dunque fondamentali gli apporti di Lenin, cioè analisi marxiste fatte alla società imperialista d’inizio secolo, in quanto è a partire da questa fase del capitalismo che si pongono le condizioni favorevoli per una Rivoluzione socialista. Ed è grazie a Lenin, quindi, se il socialismo scientifico è finalmente stato messo in pratica mostrando i successi delle tesi di Marx, trasformando questo socialismo scientifico in socialismo reale. Il marxismo-leninismo, pensiero che riassume l’analisi marxista e la sua fruttuosa messa in pratica nei territori della futura Unione Sovietica, fu la sintesi suprema di quel processo storico, che vede la sua origine nel movimento democratico russo che con l’apporto del socialismo scientifico riuscì ad evolversi nel partito bolscevico, che portò compì la rivoluzione. Esso è un’eterna fonte d’insegnamenti non solo per quanto riguarda l’organizzazione del proletariato entro i confini nazionali ed il lavoro politico dei comunisti sia in rapporto a questa classe che rispetto ai vari movimenti popolari e politici, e l’attenzione da riversare per evitare devizioni attendiste, “estremiste” o opportuniste -Il leninismo infatti va contro le varie tesi nate nel secolo scorso che hanno deviato la natura rivoluzionaria del marxismo estremizzando il concetto di determinismo storico. Per Lenin infatti “Colui che attende una rivoluzione sociale pura non la vedrà mai; egli è un rivoluzionario a parole che non capisce la vera rivoluzione”; occorre dunque “non lasciar passare le condizioni favorevoli per la presa del potere”, perché “il proletariato prenda il potere senza aspettare fino a che il capitalismo sia riuscito a ridurre alla miseria la popolazione di molti milioni di piccoli e medi produttori individuali”- , ma anche per quanto riguarda le contraddizioni e gli sviluppi del capitalismo giunto alla sua fase imperialista. La disamina leninista dell’imperialismo infatti risulta ancora di una validità strabiliante, non solo come indagine storica, ma per la sua attualità in una fase in cui il capitalismo ha acuito la sua natura imperialista e predatoria.
L’apporto teorico e pratico del marxismo-leninismo non è liquidabile con la sola analisi, ma funge ancora, forse soprattutto, oggi una base per l’azione di chi lotta per il socialismo.