Sosteniamo in maniera decisa la protesta popolare che è scoppiata la notte a cavallo tra il 23 e il 24 ottobre nella città di Napoli, sintomo di un crescente disagio sociale creato dai processi capitalisti catalizzati dalla corrente emergenza legata al Covid-19. Tuttavia, abbiamo il dovere di evidenziare le varie criticità il cui palesamento era piuttosto scontato vista la situazione politica in cui è avvolta l’Italia.

Quali sono dunque tali criticità? Innanzitutto la mancanza di un polo socialista, un partito d’avanguardia che sia capace di guidare il Popolo organizzandolo e trasformando appunto gli scioperi in proteste, le proteste in rivolte, e le rivolte in rivoluzioni. In Italia la sinistra è maledetta dalla mortale frammentazione – ora micro-frammentazione –, e su ciò andrebbe scritto molto affinché si possa analizzare la complessa situazione italiana proponendo eventuali soluzioni, che sono sostanzialmente l’unità – che non vuol dire necessariamente fusione – delle varie e valide realtà socialiste che hanno un programma chiaro ed in comune. La protesta di Napoli, così come quelle che potranno scoppiare nei prossimi giorni, è quindi una protesta sì popolare, perché nata in seno al Popolo per via di un forte scontento e disagio provocato in questo caso da molteplici cause, quali la mala gestione dell’emergenza covid ed un sistema, sia sanitario che economico, ormai al collasso. Il lockdown emanato da De Luca non è che la scintilla che ha fatto scoppiare l’incendio. La protesta di Napoli sarà, almeno per ora, fine a se stessa senza possibilità di sbocco. Va dunque ignorata o sbeffeggiata per questo? Assolutamente no; le proteste in atto a Napoli devono essere da esempio per questa fase iniziale, e deve essere soprattutto da lezione per le varie forze socialiste che agiscono sul campo nazionale ma anche locale.

Le proteste saranno demonizzate dai notiziari; questo è certamente vero, ma davvero si pensa che i media di regime non demonizzeranno qualunque protesta scoppierà da qui ai prossimi mesi e forse i prossimi anni? Dobbiamo metter in conto due cose: sia i fascisti che parte delle forze liberali cercheranno di strumentalizzare questi dissensi popolari incanalando l’odio verso l’effimero o verso ciò che non è la causa dei problemi, o che ne è addirittura la soluzione. Anche in questo caso Napoli ne è un esempio; non sono passati tanti minuti prima che Roberto Fiore, di forza nuova, lanciasse l’appello ai suoi adepti di scendere in piazza “sostenendo il popolo” “contro la dittatura sanitaria“. I socialisti cosa faranno? Sbeffeggeranno le migliaia di cittadini che sono scese in piazza scontrandosi addirittura con le forze dell’ordine – oggetto di forte feticcio da parte della popolazione italiana per via di diversi motivi storico-politici – perché non hanno più fonti di reddito e pane per i propri figli, accusandoli di essere reazionari e negazionisti? Innanzitutto questa non è stata una “protesta di negazionisti”; basta farsi un giro tra i vari video per notare come tutti, o quasi, stavano indossando una mascherina; la presenza, seppur minima, di certi negazionisti è scontata visto il contesto in cui si è sviluppata la protesta, e di ciò ne siamo consapevoli. Sono dunque reazionari? Ma per colpa di chi? Della mancanza di coerenza, audacia e capacità da parte delle forze socialiste, o a causa del “bigottismo” e della pretesa “ignoranza” del “popolino”? Non è un bel spettacolo utilizzare Lenin per cercare di far ragionare chi si professa “marxista-leninista” o chi si dichiara socialista e cita di sproposito il rivoluzionario russo, ma evidentemente dobbiamo farlo.

“Per sapere aiutare le “masse”, non si devono temere le difficoltà, gli intrighi, le offese, le persecuzioni da parte dei “capi” (…) e bisogna lavorare ad ogni costo là dove sono le masse. Bisogna saper sopportare qualsiasi sacrificio, saper superare i maggiori ostacoli per svolgere una propaganda e un’agitazione sistematiche, tenaci, costanti, pazienti proprio nelle istituzioni, nelle società, nelle leghe – anche quelle più reazionarie – dove si trovano masse proletarie o semi-proletarie“.*

Stiamo dunque parlando di alleanza con forza nuova od altre realtà fasciste? Assolutamente no, anzi, il contrario. Dobbiamo tenere comunque conto che i notiziari di parte, ma anche i socialisti afflitti da questa “malattia infantile” che viene chiamata da Lenin “estremismo“, tireranno letame addosso alle forze socialiste che parteciperanno alle medesime proteste in cui cercano di infiltrarsi i fascisti, accusandoci ed accostandoci a queste forze reazionarie, ma ciò non dovrà minimamente giustificare un nostro passo indietro.

“Temere questo “spirito reazionario”, tentare di cavarsela senza di esso, di saltare oltre, è la maggiore delle sciocchezze, perché significa temere la funzione dell’avanguardia proletaria, che consiste appunto nell’istruire, nell’illuminare, nell’educare, nell’attrarre gli strati e le masse più arretrate”.*

Non dobbiamo accostarci ai fascisti; lasciar loro “le masse” vuol dire essere dalla loro parte: dobbiamo strappar dalle loro mani le proteste, e renderle finalmente non solo proteste popolari innescate da semplice scontento, ma proteste rivoluzionarie innescate da una presa di coscienza di classe; è questo l’unico modo con cui lottare.


*Estremismo, malattia infantile del comunismo. (Cap. VI)