DI ANTONIO ROSSELLI

La vittoria di Biden alle presidenziali americane potrebbe non essere certa e sicura come è stata presentata dai media di entrambe le sponde dell’atlantico.

E questo non tanto per ciò che potrebbero portare da un punto di vista legale le accuse di brogli da parte di Donald Trump e del suo entourage, ma per le accuse in sé.

Quello che conterà non sarà tanto la “verità” che emergerà dalle indagini, ma il parere delle persone, in particolare di quelle che contano, ossia le varie lobby che hanno in mano le redini economiche degli Stati Uniti. Se abbastanza gruppi di potere saranno pronti a scommettere sulla vittoria rubata a Trump, ecco che ciò sarà accaduto veramente, se al contrario si preferirà cercare una ricomposizione con la parte che ha sostenuto i democratici, quello di Trump sarà solo il capriccio di un povero megalomane che rifiuta la sconfitta. Lo scontro vero non è quindi fra i due senili candidati che si sono fronteggiati senza esclusione di colpi per mesi, ma fra i grandi capitali che hanno scelto di appoggiare l’uno o l’altro. La lotta fra Repubblicani e Democratici è declinabile come la lotta fra i colossi della produzione d’acciaio e di petrolio, bisognosi ora più che mai farsi proteggere dai concorrenti internazionali e di ignorare qualsiasi norma ambientale, e la Silicon Valley, che al contrario necessita del più libero dei mercati per poter esportare la sua merce e concentrare il suo potere in giro per il mondo. Non è un caso che Twitter e Facebook siano state in prima linea nella lotta al presidente, con tanto di oscuramento dei post e banner, ancora presenti, che ricordavano a tutti di consultare unicamente la stampa per le ultime notizie sul voto. Come non è un caso l’ostilità della compagine repubblicana a qualsiasi idea di misura volta a contenere il riscaldamento globale, apertamente negato da moltissimi esponenti di quel partito, Trump compreso.
Lo scontro è quindi interno alla classe dominante per decidere quale sezione di questa sarà egemone per i prossimi anni.
Quale sarà il risultato di tutto ciò solo le prossime settimane potranno dircelo. Guardando ai precedenti storici americani non sarebbe la prima volta che le fazioni interne al capitalismo trovino un accordo e una nuova saldatura, come non sarebbe la prima volta che tale ricomposizione non possa avvenire. Già la guerra civile americana aveva come sue cause profonde le divergenze fra un nord industriale e protezionista e un sud agricolo al quale era necessario il libero commercio, in quanto fondato sulle esportazioni. E se sempre più gruppi di potere e stati stranieri dovessero riconoscere Trump come legittimo presidente, cosa avverrebbe? Gli Stati Uniti, con due presidenti riconosciuti, si avvierebbe verso una sicura implosione.