Nel turbinio successivo all’innesco della crisi di governo è stato promosso dall’Anpi un appello, subito condiviso dai soggetti della maggioranza e dal relativo mondo associativo, volto a “salvare l’Italia”. Difficile non vedere in esso unicamente l’odiosa riproposizione della memoria resistenziale e dei valori democratici come strumenti di legittimazione da parte della fazione liberal-progressista. Si tratta infatti di un appello dai toni tanto generici quanto privi di una valenza diversa rispetto ad una chiamata alle armi a difesa di Giuseppe Conte e dei “Costruttori” che vorrebbero dare continuità alla sua disastrosa esperienza governativa. Oltre al repubblichino assenso dei sindacati confederali, nemmeno più nascoste sezioni “proletarie” di Confindustria, non è mancato il supporto di Rifondazione Comunista e dell’Unione degli Universitari. Si è palesato al pubblico il fronte unito della “socialdemocrazia” europeista e sistemica, che ancora una volta si dimostra null’altro che “l’ala moderata del fascismo”. E’ struggente vedere come si siano scelti i resti dell’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia per fungere da alfieri di questo progetto, ma non si può che inquadrare tale trasformazione nel più grande disegno della dissoluzione dell’originale identità di quelle organizzazioni una volta veramente centrali e coerenti nella promozione dei valori democratici e socialisti, dalla CGIL all’Anpi stessa.

Uniamoci per salvare l’Italia. Per sconfiggere la pandemia, ricostruire il Paese, promuovere una democrazia più ampia e più forte, urge l’impegno delle forze migliori della società. Occorre una nuova visione per il nostro Paese. Cambiare per rinascere, ricomporre ciò che è disperso, unire ciò che è diviso, donare vicinanza dove c’è solitudine, vincere la paura costruendo fiducia.”

 Non ci sarebbe nulla da obbiettare a tutto ciò, ma inevitabilmente l’attenzione va a quei soggetti che si vorrebbero identificare come “forze migliori della società”: sindacati prezzolati, associazioni dalla dubbia condotta, finanche i responsabili materiali della distruzione del tessuto sanitario e sociale del paese, che ora vorrebbero presentarsi, senza nemmeno la decenza di un mea culpa, come l’unica speranza per la ricostruzione.

“Lanciamo un appello per una grande alleanza democratica e antifascista per la persona, il lavoro e la socialità, mettendo a valore ogni energia disponibile dell’associazionismo, del volontariato, del Terzo settore, del movimento sindacale, della cooperazione, delle giovani generazioni, del mondo della cultura, dell’informazione, delle arti e della scienza, della società civile, della buona economia, col sostegno delle istituzioni e dei partiti democratici.”

La “grande alleanza democratica e antifascista” sarebbe tale solamente per auto-definizione. In poche parole ci si sta rivolgendo ai “buoni” del paese, o meglio a chi cercherà ancora una volta di farsi passare come tale, provando disperatamente a scomodare le anime della Resistenza nella speranza che esse possano, e vogliano, compiere il miracolo di restituire la verginità politica alle peggiori compagini che la storia nazionale ricordi dai tempi del Secondo Conflitto Mondiale.

Un’alleanza che guardi al dramma presente attraverso i valori della solidarietà e della prossimità promuovendo una nuova cultura politica dell’ascolto e dell’incontro, ma guardi anche al futuro, affinché l’Italia del dopo Covid non sia la restaurazione dei vecchi e fallimentari modelli economici e valoriali, ma si avvii verso il cambiamento sulla strada tracciata dalla Costituzione.”

L’alleanza delle forze migliori del paese non potrebbe che promuovere il miglioramento di questo. Ancora, poco importa se gli stessi che si propongono di spegnere l’incendio siano gli stessi piromani che per primi hanno dato il via alle fiamme. Sentir parlare di Costituzione da coloro che fra diminuzione dei parlamentari e imposizione del vincolo esterno europeo hanno assestato ad essa dei colpi mortali è quantomeno grottesco, se non semplicemente ridicolo. Non si ha nemmeno la decenza di professare apertamente le proprie intenzioni e i propri progetti, ma si persegue nel continuare a rivendicare ideali e politiche che sono sempre state disattese.

Un’alleanza che contrasti l’insopportabile crescere delle diseguaglianze, combatta l’avanzare incessante delle mafie e della corruzione, sostenga il valore della vita e la dignità della persona umana e il lavoro come fondamento della Repubblica, assuma il valore e la cultura della differenza di genere, rivendichi la tutela della salute come diritto fondamentale, la centralità della scuola e della formazione, la piena e reale libertà di informazione oggi insidiata da vere e proprie intimidazioni.”

Mafie, diseguaglianze, scuola, parità di genere, finanche la vita e la dignità degli esseri umani: basta sostenere Conte, raccogliersi dietro alla sua figura per ottenere come per magia il mondo perfetto. Viene da chiedersi come mai in più di quattro anni l’Italia non si sia trasformata nell’Eden. E verrebbe da chiedersi anche dove siano stati tutti i firmatari dell’appello quando le contraddizioni del sistema esplodevano come bubboni purulenti nelle nostre città. Verrebbe da chiederselo, e si potrebbe facilmente rispondere: erano al timone del paese, diretti con cognizione di causa verso gli scogli, in un delirio di egoismo ed opportunismo condito alla vigliaccheria di chi non riesce nemmeno ad essere grande nella sua malizia.

“Un’alleanza che unisca giovani e anziani, donne e uomini, laici e religiosi, persone di diverse opinioni, ma unite sui principi dell’antifascismo, per un Paese che torni a progredire pienamente, su basi nuove, sulla strada della democrazia e della partecipazione e dove l’economia sia finalmente al servizio della società e della persona, come più volte ricordato anche da Papa Francesco.” 

Non solo la continuazione della Resistenza, la lotta alla criminalità organizzata, la guerra alle diseguaglianze e l’impegno per la pace universale, appoggiando il fronte per la salvezza dell’Italia ci si porrà anche in sintonia con le indicazioni pontificie! Dai vecchi ai bambini, dai laici ai religiosi, dai morti ai vivi tutti sono imbarcati per la difesa del governo Conte e degli interessi da lui portati avanti, che non rispondono certo a quelli delle masse popolari. Un supposto antifascismo genericamente definito diviene così semplicemente la maschera dietro al quale nascondere l’ennesimo tentativo della borghesia liberal di guadagnare una qualche consistenza politica nella sua lotta fratricida contro gli avversari conservatori. 

Un’alleanza che abbia a base i valori non negoziabili della pace e dei diritti umani, che si opponga all’escalation dei focolai di guerra che generano una insensata corsa alla produzione di armamenti, che abbia nell’agenda e nel cuore l’impegno per la difesa dell’ambiente e contro la crisi climatica, che guardi all’Europa davvero dei popoli, un’Europa come una risorsa e non come un nemico, che si opponga ad ogni violazione della legalità democratica, che consegni al nostro popolo e alle giovani generazioni l’insegnamento del passato e la speranza del futuro.”

E qui arriva il capolavoro del surrealismo. Non solo le stesse forze e gli stessi enti che da decenni hanno contribuito all’escalation delle tensioni fra il blocco occidentale e i paesi esterni ad esso, risultata in morti e devastazioni dal Donbass alla Siria, dovrebbero ora essere in prima linea nella lotta per la pace ed il disarmo; non solo i principali responsabili dell’incremento delle emissioni inquinanti e della devastazione ambientale, la cui radice riposa nel libero commercio e nell’anarchia produttiva, dovrebbero ora salvare il salvabile lottando per un mondo più verde e sano; non solo, l’Europa dovrebbe trasformarsi da “nemico” in “risorsa”. Evidentemente per cancellare la competizione interna e il dominio aggressivo dei grandi capitali franco-tedeschi, la dittatura della commissione europea e la terziarizzazione di intere economie basterebbero poche parole. Il piombo trasmuta in oro nel delirio alchemico che non si spiega in termini razionali se non con il meschino tentativo del potere di auto-perpetuarsi. 

Un’alleanza che dia nuova vitalità alla partecipazione democratica in un Parlamento del quale sia assicurata la centralità nei processi politici e decisionali.

La democrazia infatti non è un bene acquisito per sempre, ma richiede cure quotidiane, come dimostrano i drammatici fatti di Capitol Hill e le gravissime responsabilità di Trump.

Questo è il messaggio che intendiamo portare ovunque sul territorio, affinché si trasformi in una inedita, pacifica e potente mobilitazione nazionale.”

Un parlamento nuovamente centrale, la democrazia esaltata e difesa da chi ha spalleggiato diversi tentativi di trasformare l’Italia in uno stato presidenziale quando non para-federale, da chi si è battuto strenuamente per le progressive cessioni di sovranità all’Unione Europea, che è sempre stata un nemico delle aspirazioni democratiche ed egualitarie delle masse, da chi cerca di limitare ogni giorno di più gli spazi di confronto ed associazione, vietando riunioni, manifestazioni, scioperi, sguinzagliando la sbirraglia per i quartieri alla ricerca di eventuali disturbatori della pace sociale. E non può non mancare il feticcio da contrapporre a queste “forze del bene” dal ben scarso valore: Donald Trump, il nuovo nemico oggettivo, il nuovo male assoluto eretto ad agnello sacrificale da parte della borghesia che nel tentativo di salvare il proprio potere politico ed economico è ben disposta a dirottare l’attenzione su un suo singolo rappresentante. Il “sovranismo” sarebbe da additare come il vero responsabile della dissoluzione del tessuto democratico del paese, del suo tracollo economico, della crescente precarietà. In poche parole, tutto il male viene dai malvagi. In questa “nuova” visione teologica liberale non vi è spazio né per un’analisi materiale delle condizioni e dei rapporti di forza fra le classi né per la semplice accettazione della realtà. Scrostata la patina zuccherosa delle buone intenzioni e degli alti valori, ben poco, se non nulla, separe la cricca contiana dai suoi avversari “sovranisti”.

Abbiamo alle spalle una straordinaria esperienza di valori chiamata Antifascismo e Resistenza, sulla cui base sono nate la Repubblica e la Costituzione, cioè la nuova Italia. Sono i valori della giustizia sociale, della libertà, della democrazia, della solidarietà, della pace, del lavoro. È giunto il momento di promuovere con lo sguardo di oggi un impegno democratico e antifascista che viene da lontano: uniamoci per salvare l’Italia, uniamoci per cambiare l’Italia.”

No, non alle spalle, ma sotto i piedi. Calpestata ogni conquista delle lotte di liberazione nazionale e per la giustizia sociale, gli aguzzini del popolo vorrebbero presentarsi per i suoi difensori, in questo ridicolo gioco delle parti che da sempre è stato inscenato dalla borghesia. 

Quello che stiamo vedendo in questi giorni non rappresenta che la naturale decadenza di un sistema già allo sfascio ben prima che la crisi collegata al covid-19 si abbattesse su di esso. Da una parte un governo oramai in pieno delirio autoritario, slegato dalla realtà del paese ed impegnato in un difficile equilibrismo fra la fedeltà alle direttive degli industriali e dell’Unione e la necessità di impedire, o quanto meno ritardare, la rivolta sociale; dall’altra un insieme di forze d’opposizione più interessate a consolidare una posizione di forza ottenuta grazie al non-governo che a proporre un disegno alternativo. A fare da sfondo le sempre più incombenti minacce di un conflitto mondiale e i ricatti economici delle istituzioni europee intenzionate a lanciare ai virtuosi mastini imprenditoriali del centro-nord i resti del tessuto industriale e creditizio del paese. Con l’approssimarsi dell’impatto con la crisi economica più devastante della storia, il conflitto fra i vari settori della borghesia entra in fibrillazione, in uno stato in cui la totale spregiudicatezza e la caotica ricerca di un appiglio la fanno da padrone. Non è la prima volta che una classe dirigente che vuole fortemente restare al potere cerchi di lottare contro il suo destino addobbando la propria causa con riferimenti politici ed immaginifici dai toni progressisti e popolari. Non sarebbe la prima volta che alcuni settori delle classi subalterne finiscano per cascare in questo tranello. Ora, con la crescita geometrica delle tensioni sociali e l’espolsione repentina delle contraddizioni in seno all’Occidente, non potrebbe esserci errore più fatale del lasciar passare inosservati questi tentativi per qualche scrupolo formale o tentennamento politico. Come è giusto e doveroso smascherare e muovere guerre alla fazione politica della borghesia facente riferimento alla destra, così dev’essere fatto nei confronti di quella facente riferimento al centro-sinistra liberale ed europeista. L’organizzazione della masse passa in primo luogo attraverso la decostruzione della narrazione della classe dominante e la costruzione di una opposta ad essa. Solo così alle forze organizzate della reazione si potranno contrapporre quelle della rivoluzione socialista.

COMITATO CENTRALE M-48