di Omar Currò

Arrivati finalmente i vaccini contro il SARS-CoV-2, inizia la distribuzione, tutti li cercano, tutti li vogliono.

La tanto attesa speranza finale viene distribuita, date le condizioni di scarsità, a personale sanitario e categorie a rischio, tra le polemiche, le attese, le liti tra stati e tra regioni per chi riesce ad accaparrarsene e a distribuirne di più, in una competizione, tipica della nostra società, ancora una volta vergognosa.

Tra spillette, video, selfie, tessere e storie sui social, i pochi vaccinati ostentano il loro nuovo status di superiorità biologica, di élite immune, aumentando il desiderio di chi attende pazientemente o meno il proprio turno.

Dilagano le guerre tra poveri, come quelle degli studenti di medicina e professioni sanitarie, che pretendono lo stesso vaccino a mRNA che hanno fatto altri loro colleghi di altre sedi o facoltà, invece che il vaccino Astrazeneca, percepito da alcuni come un surrogato.

Nonostante il desiderio gonfiato artificialmente, legittimamente o meno, il vaccino è e sarà volontario, senza nessuna imposizione, o almeno, così si dice e così dovrebbe essere.

Peccato che molti lavoratori si trovano ad essere minacciati sul posto di lavoro. Era già successo anche coi test diagnostici, che molti venivano costretti a fare, a loro spese, dai loro datori di lavoro, pena licenziamento. Adesso una cosa simile accade per il vaccino, formalmente volontario, praticamente obbligatorio.

Un articolo di Infermieristicamente, sito internet della rivista trimestrale del sindacato infermieristico NURSIND, ci spiega infatti come secondo il Dlgs 81/2008, a chi rifiuta la vaccinazione “ potrebbe essere data l’inidoneità alla mansione, e quindi spostati in un luogo non a rischio per se stessi e per gli altri, sanzionati o licenziati qualora non vi siano le condizioni per una posizione diversa.”

Infatti l’articolo 15 del Dlgs 81/2008, sancisce gli obblighi del datore di lavoro in ambito sanitario:

  • Eliminazione dei rischi, e ove non sia possibile, la loro riduzione al minimo in relazione alle conoscenze acquisite in base al progresso
  • Riduzione dei rischi alla fonte
  • Controllo sanitario dei lavoratori
  • Allontanamento del lavoratore dall’esposizione al rischio per motivi sanitari inerenti la sua persona e l’adibizione, ove possibile, ad altra mansione.

Mentre l’art 20 del Dlgs 81/2008, stabilisce che il lavoratore:

  • Deve prendersi cura della propria salute e sicurezza e di quella di altre persone presenti sul luogo di lavoro, su cui ricadono gli effetti delle proprie azioni e omissioni
  • Deve osservare le disposizioni impartite dal datore di lavoro al fine della protezione collettiva ed individuale.

Lo stesso articolo nursind ci spiega inoltre che “La circolare n.14915 del 29 aprile del 2020 del Ministero della Salute, pone l’accento sull’articolo 28 del Testo Unico, che stabilisce che la valutazione da parte del medico competente, deve riguardare tutti i rischi per la sicurezza e la salute dei lavoratori, ivi compresi quelli riguardanti gruppi di lavoratori esposti a rischi particolari. Nell’ambito del proprio ruolo il medico competente, qualora li ritenga utili per il contenimento del virus, può adottare mezzi diagnostici per stabilire l’idoneità del dipendente, nonché adottare tutte le misure di prevenzione, dalle quali si ritiene non possa essere esclusa la vaccinazione.

Rifiutare le misure di prevenzione disposte dal datore di lavoro, in questo caso la vaccinazione, legittima il datore ad irrogare i procedimenti disciplinari e le sanzioni, previsti dal CCNL. Il principio è dunque quello dell’idoneità al lavoro, che deve essere accertata dal medico competente, è su questo indirizzo che si starebbero muovendo le Asl.”

Una domanda viene spontanea in una situazione come questa: è legittimo obbligare qualcuno ad un trattamento sanitario, che, seppur in una grande minoranza dei casi, può portare a gravi eventi avversi, che compromettono la salute e la qualità della vita dell’individuo? Non sarebbe meglio puntare su un’informazione trasparente, onesta e completa, che metta il cittadino davvero nelle condizioni di scegliere liberamente, in piena coscienza e consapevolezza, con un consenso informato degno di questo nome, piuttosto che basandosi su un’informazione propagandistica e martellante, accompagnata da politiche sanitarie autoritarie? Se si è convinti della grandissima vantaggiosità dei vaccini, non si può che essere a favore della trasparenza, dell’informazione completa ed esaustiva, capace di convincere chiunque sulla base di evidenze, fatti, e dati oggettivi e incontrovertibili. Oggi, purtroppo, si preferiscono la manipolazione mediatica, la propaganda martellante, i segreti di stato e i contratti pieni di cancellature in nero, come i documenti sulle stragi e gli omicidi del nostro paese.

Fonti: https://www.infermieristicamente.it/articolo/13296/via-dagli-ospedali-chi-non-si-vaccina-come ?-con-la-legge-81-sulla-sicurezza