È difficile sventolare una bandiera senza cadere nella retorica suprematista dello stato-nazione borghese, però bisogna avere il coraggio di farlo.

Bisogna avere questo coraggio per tanti motivi, ma nella pratica soprattutto per uno, e cioè che bisogna rendersi conto che la realtà politica attuale richiede a qualsiasi popolo, affinché sia riconosciuto come tale, di poter esercitare il monopolio amministrativo e militare entro un qualsivoglia confine, e che tale dominio politico sia rappresentato da (almeno) due cose: un nome ed una bandiera.

Oggi, con molto piacere, abbiamo visto in molti sventolare uno dei simboli che riteniamo fondanti del nostro movimento: il Tricolore con la stella rossa, che è stata la bandiera delle brigate Garibaldi.

Tanta è la gioia nel vedere questa bandiera sventolare, non solo quando questa viene alzata con finalità commemorative, poiché rinsalda e rinforza la fiducia nelle nostre radici politiche, ma anche quando essa vuole rappresentare quello che poi è il suo significato più originale e profondo: un’altra Italia.

E non inganni la similitudine della stessa con la bandiera dello Stato attuale: quell’unico singolo elemento di differenza, la stella rossa, segna un solco profondo e insormontabile tra le due realtà: mentre il Tricolore stellato rappresenta un sogno ed un ideale di una terra ed una società migliore dove crescere i nostri figli ed invecchiare al loro fianco, la bandiera dello Stato italiano che la imita nulla può più portare alla nazione.

Non a caso essa rappresenta il medesimo vessillo dei Savoia svuotato però dei simboli monarchici. È una bandiera monca, perché incompleta. Toglie, ma non dà nulla. Rimuove sì fortunatamente e meritatamente l’odiosa autorità regia ma non ha realmente nulla da aggiungere ad essa, se non un mare di burocrati ed intermediari incompetenti, per di più esonerati dal seppur blando controllo monarchico sul loro operato.

Toglie il potere il re, ma non lo restituisce al popolo: esso rimane ostaggio di una classe dirigente sempre più arrogante ed autoreferenziale, che ha come ideale l’aristocrazia dell’ancien regime più che una società realmente democratica.

Quell’unica, singola stella, non rappresenta soltanto un modo di intendere lo Stato, ma più profondamente e correttamente un altro stato, una vera Repubblica, che si basa su modelli di vita e di società completamente diversi da quelli attuali. In questo senso il Tricolore socialista è il vero erede del primo Tricolore popolare, in quanto esso solo ne recupera la dimensione rivoluzionaria.

La bandiera dello Stato attuale e il Tricolore rossostellato sono, e restano, non solo profondamente diversi ma assolutamente conflittuali: non si possono riconoscere entrambi. Rappresentano due ideali di società diversi che non possono convivere nello stesso territorio.

Noi dichiariamo che la bandiera della nostra nazione è il Tricolore stellato, e non il sostituto issato al suo posto: esso per noi non rappresenta ormai che una pezza, priva di valore e rappresentanza, simbolo soltanto di repressione politica e subordinazione alle leggi militari.

Ringraziamo di cuore chi ha sollevato il Tricolore socialista oggi per ricordare giustamente le lotte passate. Ma allo stesso tempo, riposte nei cassetti le bandiere estratte a fini commemorativi, esortiamo con una preghiera tutte le Compagne ed i Compagni che domani 26 aprile 2021 e tutti i giorni futuri vorranno usarla di nuovo:

che il Tricolore stellato ritorni ovunque ad essere la nostra Bandiera, che sotto di esso si uniscano tutte le forze socialiste che vogliono non già cambiare questa nazione ormai al di là di ogni possibile salvataggio, ma fondare una nazione nuova, una nuova Italia, una Repubblica Democratica Italiana finalmente socialista e libera.

Che la Stella Rossa rappresenti, sul bianco del Tricolore, la sovranità che appartiene al Popolo e che ritorna nelle sue mani, la stella polare che lo guidi verso lavvenire.

Una nuova nazione, con una nuova bandiera. Con nuovi valori.

Una nazione finalmente giovane, libera, socialisticamente ordinata, e che possa renderci fieri e – permetteteci di dire “finalmente”- anche patrioti.

Ammainiamo la bandiera dello Stato colluso e corrotto, ed alziamo il nuovo, più bello e giusto Tricolore dell’Italia socialista, prima che gli avvoltoi fascisti si avventino sulla carcassa di un regime morente come già fecero cent’anni fa.

Abbasso l’Italia e viva la nuova Italia, con una nuova bandiera ed una nuova vita davanti.

Aggiungiamo la nostra Stella. Possiamo farlo, vogliamo farlo e dobbiamo farlo.

Altrimenti la nostra Bandiera non sventolerà mai.