DI MICHELE PADOVAN

Sono oramai anni che stiamo vivendo la piaga del dominio del capitale oligopolistico e della
finanza speculativa, frutto delle scellerate scelte di cedere coscientemente sovranità e veri e propri
pezze della macchina produttiva nazionale e ciò vale non solo per l’Italia, ma per molte nazioni nel
mondo, assoggettate esattamente come noi.
Ma il dominio delle bolle finanziarie speculative da cosa è derivato?
Oltre che dall’ingresso nell’euro, sostanzialmente dallo sgancio della creazione da zero di moneta
da parte delle Banche Centrali dal Gold Standard, ovvero dall’uscita dagli accordi di Bretton Woods
ed il raggiungimento dello Smithsonian Agreement del 1971.
Ma facciamo un po’ di chiarezza…
Gli accordi di Bretton Woods del 1944 stabilivano che ogni stato aderente poteva stampare moneta
dal nulla in proporzione alle riserve auree presenti nella Tesoreria di Stato, ecco perché l’oro aveva
una richiesta altissima, più oro, più soldi per poter finanziare ed espandere la propria economia.
Ciò fini nel 1971, quando con gli accordi dello Smithsonian Agreement, si decise di abbandonare
l’oro come “metro di paragone” per finanziare l’economia delle nazioni.
E’ stata la fine dell’Economia reale, fatta di prodotti, di industrie, di campi, di macchine, di
eccellenze, a favore della Finanza, basata su un mercato fittizio, intangibile fatto di miliardi che
volano sulle ali di scommesse sui fallimenti o sui successi delle banche e degli attori quotati in
borsa.
Aggiungiamo poi il colpo di grazia delle svendite, delle privatizzazioni e delle monete a cambio fisso e la frittata è fatta…
Ma davvero è una strada obsoleta? Decisamente no, sicuramente scomoda per molti miliardari speculatori, ma certo non obsoleta. L’oro presentava alcuni inconvenienti, primi tra tutti la fluttuazione del prezzo e la scarsa disponibilità per alcuni Paesi più poveri. Una soluzione per portare nuova linfa (letteralmente…) all’economia mondiale in favore dei lavoratori, ci sarebbe! Qual’è quella risorsa che differentemente dall’oro, è necessaria a tutti per fare qualsiasi cosa? L’Energia!
L’energia è sempre servita e sempre servirà per compiere lavoro, per produrre, per spostarsi, per
scaldarsi…E’ strettamente legata al nostro ciclo vitale in ogni suo aspetto. Dunque perché non usare l’energia, quantificandola per ogni Stato, al posto dell’oro, per avere un nuovo “metro di proporzionalità” sulla base del quale stampare moneta (che si ricorda deve essere di proprietà dei cittadini, dunque nazionalizzata ed indipendente, vedi la vecchia Lira)? Una cosa simile al Mercato dei Crediti di Carbonio previsto dal Protocollo di Kyoto, dove per ogni tonnellata di CO2 non emessa in atmosfera, lo Stato riceve un premio monetario: “Il credito di carbonio è una vera e propria unità di carattere finanziario che
rappresenta la rimozione di una tonnellata di CO2 equivalente dall’atmosfera. Rappresenta il carbonio che è stato evitato, ridotto o sequestrato attraverso un progetto e che può essere acquistato come mezzo per compensare le emissioni.” Dunque, ora, l’energia si misura in Kilo Watt/ Ora, ovvero Kwh, unità riconosciuta nel Sistema Internazionale delle unità di misura, dunque la sua valenza è mondiale.
Un Kwh sarà sempre un Kwh, sia che siamo in Russia, in Italia, in Cina, in USA, ecc… Dunque rappresenterebbe una unità standard scevra da variazioni di qualsiasi natura, ovunque noi siamo, il che lo rende ideale per ancorarci una valenza monetaria. Inoltre, a differenza dell’oro, l’energia non andrà mai in inflazione, perché ce ne sarà sempre un’elevata richiesta, perché maggiore è l’energia prodotta, maggiore sarà la produzione del sistema economico nazionale, che produrrà ancora maggiore energia, e
così via, in un circolo virtuoso che da spazio di lavoro, dignità e guadagno equo a tutti. E se si produce sempre di più, la disoccupazione per procura va a farsi benedire! Ma l’energia prodotta dalle vecchie fonti fossili è deleteria per l’ambiente, oltre che limitata nel tempo, perché legata a fonti esauribili e che dunque sono spesso oggetto di speculazione finanziaria e di contratti di asservaggio di Paesi consumatori a vantaggio dei Paesi fornitori.
La soluzione si trova nelle Biomasse e nelle Energie Rinnovabili Esse provengono da materia organica che nel tempo cresce sulla in maniera illimitata e che ogni Nazione possiede sul proprio territorio.
Entrando maggiormente nel dettaglio, parliamo di:
-Bioetanolo o Bioalcool: Ricavabile dalla materia vegetale per mezzo dei processi fermentativi ad opera degli stessi lieviti che si usano anche negli alcolici.
-Metano: Gas naturale risultato dei processi di decomposizione della materia organica, specialmente deiezioni animali e scarti agricolturali, ad opera di batteri e microorganismi.
-Biomasse legnose: ad esempio la comune legna da ardere
-Energie rinnovabili: Solare, Eolico, Geotermico, Energia elettrica ricavata dal moto ondoso marino.
La cosa bella è che gli scarti di questi cicli possono essere impiegati come fertilizzanti
naturali nella filiera produttiva.

LA FERMENTAZIONE ALCOLICA


L’ottenimento di Bioetanolo dalla materia vegetale è un processo articolato in più fasi,
dato che la materia vegetale è composta in buona parte dal cellulosa (maggiormente in
specie erbacee) e anche lignina (presente in buona quantità nelle specie arboree ed
arbustive).
A noi interessa la cellulosa, che è uno polisaccaride complesso, composto dagli isomeri
Glucosio e Fruttosio:

cellulosa – Scienze della materia


Che in questo stato fortemente strutturato, non sono fruibili per i lieviti, dunque vanno
scissi, divisi con gli stessi enzimi che sono presenti nell’apparato digerente degli erbivori
poligastrici come: Bovini, Cervidi, Ovini, Caprini, Camelidi, Antilopini e Macropodidi
(Canguri).
Menomale che l’enzima Cellulasi di sintesi ci viene in aiuto ed il povero animale
ringrazia…
Così otteniamo i due zuccheri semplici Glucosio e Fruttosio:


Che a questo punto sono attaccabili dai lieviti del Genere Saccharomyces, la cui forma è
determinante per il loro lavoro, più sono tondeggianti meglio resistono a gradazioni
alcoliche maggiori.
E qui avviene l trasformazione dello zucchero in alcool:


Pensiamo alle colture nei campi, ai boschi, agli impianti selvicolturali, alle serre ed ai
vivai…Di materia vegetali impiegabile ce ne sarebbe in abbondanza, specie se si conta
che dei prodotti agricoli nel mondo, meno del 30 % è destinato a colture per uso umano
e anche da queste, più del 50% della materia vegetale prodotta potrebbe essere
reimpiegata nel ciclo energetico e colturale.
Idem dicasi per il metano ricavato dalle deiezioni animali, ma anche dalle deiezioni
umane delle reti fognarie, quanto metano potremmo ricavare per produrre energia?
Molto dipenderà anche dalle specie colturali e dai regimi di coltivazione, meglio se
estensivi perché meno “stressanti” per l’ambiente, oltre che dal grado di estensione ed
ottimizzazione del verde, sia produttivo, ma anche urbano, che giunto a fine ciclo e
sostituito da nuove piante giovani, potrebbe benissimo essere impiegato nel processo
sopra descritto,
Ma qui ci sarebbe da parlare anche del rinverdimento anche delle aree urbane, con tutti i
vantaggi del caso, come anche dell’uso di specie a rapido accrescimento come il
Bambù, la Robinia, specie erbacee ed arbustive spontanee rustiche, che sarebbero utili
per essere impiegate anche su terreni non ottimali o con scarso potere nutritivo,
ottimizzando la superficie nazionale produttiva, come nelle aree a clima mediterraneo o
in alta montagna, in clima alpino…
Lo step successivo sarebbe inventariare la biomassa presente e prevista nei cicli
produttivi, ampliando quello che già è l’Inventario Forestale Nazionale e da li partire per
determinare una stima media dei Kwh ottenibili per unità di biomassa determinata e dai
vari processi produttivi e stimare un valore monetario medio per ogni Kwh variabile in
base alle circostanze ed alle necessità, cosa che starà alla Banca d’Italia determinare e
creare per finanziare l’economia reale, bypassando le banche private ed il mercato
finanziario.
Questo porterebbe i seguenti risultati:
-La nazionalizzazione dell’intero Settore Primario, in quanto fornitore di energia alla
nazione.
-L’autosufficienza alimentare del nostro paese, dunque in ogni circostanza, il pane sulla
tavola c’è.
-Un massiccio incremento delle ricerche in campo energetico, ambientale e territoriale,
settori dai quali dipendono molti aspetti della nostra produttività.
-L’indipendenza energetica con stralcio degli accordi che ci asserviscono alle potenze
fornitrici di energia e carburanti.
-La capillarizzazione della fornitura di energia e carburanti, perché anche i piccoli
Comuni potrebbero dotarsi di impianti adatti e sviluppare cicli produttivi, senza dover
più disporre costruzione per elettrodotti, oleodotti e altri progetti dannosi per il territorio
e per tasche dei lavoratori.
Dunque un vero e proprio “Wood Standard” al posto del vecchio “Gold Standard”, a
vantaggio di tutti e non solo degli oligarchi speculatori.