Alle altre forze del Comitato 27 Febbraio, alle loro dirigenze, ai loro militanti e simpatizzanti.

Il 27 febbraio si riusciva grazie alla mobilitazione contro il Governo Draghi a dare vita ad un coordinamento espressione di numerose forze, capaci di catalizzare il dissenso militante davanti al peggiore esecutivo della storia repubblicana. Abbiamo salutato con entusiasmo la creazione del Comitato 27 Febbraio, perché credevamo, e crediamo ancora, fosse necessario abbandonare l’attendismo in cui erano costretti vaste aree della “sinistra radicale” a favore di una concreta opposizione non solo a Draghi e a tutto ciò che rappresenta, ma anche e soprattutto alla svolta autoritaria e liberista che ha travolto il paese a partire dall’inizio della crisi pandemica. E’ superfluo qui spiegare nuovamente come lo stato d’emergenza e la repressione sistematica dei diritti di manifestazione e di riunione, pratiche sdoganate in nome della lotta al “nemico invisibile”, abbiano portato alla concretizzazione di un cambio di fase già intuibile da anni. Lo stato di cose in cui ci troviamo ad agire ora a giugno 2021 è nettamente differente, e drasticamente peggiore, rispetto a quello di due anni fa: davanti a noi non solo sta l’ombra della macelleria sociale già innescata o della definitiva provincializzazione dello Stato italiano a favore dell’Unione Europea, ma anche e soprattutto il collasso di tutti i rimanenti spazi democratici che, pur in piena decadenza di ogni misura sociale, davamo per scontati. La didattica a distanza appare destinata a soppiantare progressivamente la scuola e l’università “tradizionali”, mentre lo smart-working lascia alla mercé della precarizzazione totale sempre più settori della produzione. Non solo: i nuovi sviluppi della “cabina di regia” collegati al Piano Nazionale Ripresa e Resilienza non lasciano sperare nessun possibile miglioramento della situazione. Insomma, siamo chiamati a fronteggiare una situazione che ogni giorno diventa più tesa, fra aggressioni squadriste contro gli operai e imposizione di pratiche sconcertanti di controllo sociale. Il tutto va inserito in un generale aumento della tensione internazionale, con un campo imperialista sì sempre più debole e in crisi, ma proprio per questo sempre più spregiudicato e crudele. Il piano “Build Back Better World” rappresenta l’estremo esempio di ciò: confusione ed incertezza, con l’unica sicurezza dell’intento belligerante verso la Repubblica Popolare Cinese e gli Stati non allineati all’egemonia statunitense.
In questa situazione noi riteniamo che si necessario ed indispensabile un cambio di passo, un salto di qualità, che porti le forze del Comitato e quelle che si vorranno unire non più a convergere su singoli punti ed obiettivi, ma a dotarsi di finalità politiche strategiche condivise e riconosciute, per implementare le quali è indispensabile dare una struttura organizzativa chiara al Comitato, con ruoli e funzioni definiti. Mesi di attività ci hanno insegnato a conoscere i nostri compagni di viaggio: riteniamo sia opportuno adesso trarre le conclusioni logiche da questo. Continuiamo per la strada intrapresa dunque, continuiamo nell’opera di costruzione iniziata. E’ arrivato il momento di fare quel passo ulteriore che può portare la nostra forza a diventare realmente significativa e utile alla lotta contro il regime liberal-borghese che affossa i popoli e i lavoratori di tutto il mondo.

Comitato Centrale M-48