Ogni anno il 2 giugno ricordiamo la nascita della Repubblica italiana. Ma guardandoci intorno possiamo vedere come lo Stato che festeggiamo in realtà non ci appartiene.  
Non è la nostra Repubblica, perché a decidere per tutti sono pochi uomini, sono quei pochi che hanno nelle loro mani tutta la ricchezza del paese.
Non è la nostra  Repubblica ,perché quei pochi uomini sono servitori non del popolo italiano ma degli Stati Uniti e dell’Unione Europea.
Non è la nostra Repubblica, perché migliaia di giovani sono costretti ad emigrare da sud a Nord e dall’Italia all’estero nella speranza di trovare un lavoro decente.
Non è la nostra  Repubblica quella dove per lavorare, chi è così fortunato da lavorare, rischia la vita.
Non è la nostra  Repubblica quella che nega il diritto alla salute e all’istruzione a chi non ha i soldi per comprarselo.
Non è la nostra Repubblica quella che spara ad altezza uomo a chi manifesta contro la TAV.
Non è la nostra Repubblica quella che lascia partire dai suoi porti armi che massacrano altri popoli.
La Costituzione avrebbe dovuto proteggerci. Non l’ha fatto. Perché questo? Perché sin dai primi istanti d’esistenza di questo Stato si è combattuta una battaglia, una battaglia tra chi, dopo la tragedia dell’Italia liberale trasformatasi in Italia fascista, voleva aprire un nuovo corso al nostro paese, costruire un’Italia veramente nuova, e chi invece voleva unicamente riportare indietro le lancette dell’orologio, fare finta che la guerra e la dittatura non fossero mai successe. Sulla carta i primi poterono scrivere bei principi morali e garantire diritti fondamentali, nella realtà, con il disarmo dei partigiani e lo scioglimento dei CLN, iniziò la “normalizzazione” dell’Italia, che sarebbe dovuta diventare un paese liberale, atlantista, europeista. I principi della nostra attuale Costituzione sono in gran parte giusti, come in gran parte giusto è anche il testo complessivo. Ma quelle sono semplici scritte, e senza una forza reale rimangono quello: inchiostro. Ecco perché questo Stato non è la nostra Repubblica.
E’ il momento di colpire alla radice i nostri problemi. Non è una più una questione di riformare questo o quel campo, di condannare questa o quella legge, ma di attaccare la sorgente di ogni ingiustizia: l’attuale Stato. Solo con una nuova Repubblica, realmente democratica e quindi socialista, noi potremmo portare a compimento il disegno politico della Resistenza, reso zoppo dai padroni dell’Occidente. E oggi l’unico modo per ottenere questo è tramite una nuova Assemblea Costituente. 
Basta guardare al nostro tempo: i temi del rinnovo costituzionale e dell’assemblea costituente compongono la prospettiva politica di sempre più forze rivoluzionarie. Dal Venezuela al Cile, dal Perù alla Colombia vediamo che si chiede, o si è chiesta, con grande forza la possibilità di creare una nuova Repubblica. 
Dobbiamo renderci conto che lo Stato italiano per come lo abbiamo conosciuto ha i giorni contati. Si sta completando il processo iniziato all’indomani della Liberazione. Ormai è solo una questione di tempo perché il paese legale si uniformi a quello reale, dissolvendo ogni dubbio su quale sia la natura dello Stato italiano.  Ma noi abbiamo una possibilità. A questo punto cambiare tutto è persino più semplice di pensare di cambiare solamente alcuni aspetti. Abbiamo la possibilità di passare finalmente all’offensiva. Lanciamo quindi la nostra proposta: organizziamoci perché si arrivi ad una nuova Costituente. Proponiamo questo a tutti voi compagni, e al comitato di cui siamo felici di far parte, comitato che ci auguriamo raccolga il nostro ragionamento. 
Il tempo scarseggia, è il momento di fare chiarezza e di uscire dall’illusione che questo Stato sia ancora riformabile, è il tempo di lottare per una nuova Repubblica, per una nuova Italia socialista!