Davanti all’ennesima aggressione imperialista contro il popolo cubano e la sua rivoluzione non possiamo che schierarci dalla parte di questo, ancora una volta attaccato dal regime statunitense che mai ha perdonato l’affronto subito alla Baia dei Porci e nei decenni di invitta resistenza alla guerra economica scatenata contro l’isola.
Nemmeno davanti alla pandemia si sono fermati gli imperialisti, vedendo nella difficoltà di Cuba, ora privata dall’importante fonte di sostentamento che era il turismo, una facile preda. Così, attraverso l’embargo, l’aiuto di pochi vendipatria e il supporto terroristico dei media e dei social-network ha avuto inizio un brutale attacco alla sovranità, all’indipendenza e alla libertà del popolo cubano. Sfruttando condizioni da loro stessi create, gli agenti dell’imperialismo cercano di seminare il caos sull’isola, propagandando al mondo la loro aggressione come una “rivolta popolare” contro un “brutale regime”. Scene già viste dalla Siria alla Bielorussia, scene senza attinenza con la realtà, che solo in Occidente possono essere credute.
La verità è che l’unico “brutale regime” responsabile dell’afflizione del popolo cubano è quello statunitense. La verità è che le masse dell’isola risolutamente supportano il governo e la Rivoluzione. La verità è che Cuba non cadrà, e che l’imperialismo in decomposizione, nonostante la sua ritrovata aggressività, è destinato al crollo.
Per tutta l’America Latina governi socialisti vanno al potere, o si apprestano a prenderlo. Dalla Bolivia al Perù, dal Venezuela al Messico, dal Brasile al Cile le forze socialiste si preparano a porre fine alla servitù secolare del continente. L’attacco disperato contro Cuba vuole essere un tentativo di invertire la lotta. Un tentativo già fallito, che resiste ormai solo nelle esternazioni degli “influencer” e dei media di regime.