Dopo le grandi manifestazioni di sabato 24 luglio che hanno portato più di 100.000 cittadini a protestare nelle piazze italiane ha avuto inizio la controffensiva della autorità statali: diversi sono già i denunciati, colpevoli di aver difeso i principi democratici contro il processo autoritario che vediamo in atto, propagandato come “emergenza sanitaria” ma in realtà ben più profondo cambiamento politico e sociale.

Mostriamo la nostra solidarietà a tutti i denunciati e agli indagati che in queste ore stanno assaggiando cosa ha lo Stato in serbo per chi non nutre più fiducia in esso: repressione. I migliaia di cittadini scesi in piazza hanno dimostrato che ormai lo scollamento tra governanti e governati è irreparabile, e che il processo di costruzione della “Nuova normalità”, per quanto propagandato a reti unificate, non è approvato da gran parte della cittadinanza. E’ per questo che anche noi ci troviamo in piazza, per contrastare l’evoluzione del sistema capitalista che, non più capace di governare, necessità di nuovi strumenti di controllo sociale e di una profonda modificazione del suo apparato politico.

Per questo eravamo in piazza in molte città d’Italia, da nord a sud, lottando col popolo perché la giusta rabbia venga incanalata verso chiari obiettivi politici, guidando le manifestazioni spontanee e collaborando con tutti i gruppi organizzati di cittadini. Per questo anche noi siamo stati colpiti oggi: Andrea Gallazzi, responsabile di M-48 in Lombardia, è stato indagato per la grande manifestazione popolare che ha attraversato le strade di Busto Arsizio sabato scorso, e che, similmente alle altre manifestazioni in tutta Italia, ha indispettito e preoccupato le forze dell’ordine, più che mai consce della bomba sociale in esplosione. Le forze dell’ordine necessitano di prevenire la crescita organizzativa delle manifestazioni, e quindi colpiscono chi persegue questo obiettivo. Anche semplicemente parlare ad un megafono diviene ormai oggetto di attenzioni particolari da parte della polizia.

La mobilitazione prosegue, con decine di nuove piazze annunciate, e sempre più cittadini, ormai stufi dell’obbedienza, stanno trovando il coraggio di dire la loro, di lottare. Non sarà la repressione a fermare questa grande onda: siamo alla resa dei conti. Da una parte vediamo schierarsi tutti i regimi occidentali, Confindustria, la grande finanza, aiutati da una fitta schiera di collaborazionisti, da destra a sinistra, dall’altra le masse popolari, i lavoratori ai quali, tra licenziamenti, chiusure e sospensioni, è negato un futuro, tutti gli amici della democrazia, della giustizia e della libertà.

Come abbiamo già detto, i ponti sono bruciati, l’ambiguità è collaborazionismo. Chi ora non si organizza contro il sistema liberale in un momento in cui la sfiducia verso di esso è sistematica e pervasiva, chi invece si impegna nell’ignobile “caccia al complottista” e presta i suoi sforzi alla cricca di Draghi non è da noi considerabile come interlocutore, ma anzi ricade nella categoria del nemico politico.