DI CLAUDIO BARCA LEGRA

“Hai paura che qualcuno che conosci stia diventando un estremista?” Ecco l’avviso che da alcuni giorni sta comparendo sulle bacheche di moltissimi utenti di Facebook. Il Social Network si impegna, come da esso scritto, a “prevenire l’estremismo su Facebook”, cercando quindi di identificare, facendo anche ricorso alla delazione, utenti categorizzati come “estremisti” e a rimuovere i contenuti politicamente pericolosi.

Tutto ciò è spacciato come “difesa degli utenti dai contenuti estremistici”, oltre che fornire dichiaratamente supporto agli ufficiali governativi per impedire “episodi violenti”.

Ma chi sono questi estremisti a cui Facebook ha dichiarato guerra? Accanto ai sempreverdi “incitatori d’odio”, omofobi e razzisti, ecco comparire chiarificazioni politiche di maggiore importanza: “sovranisti”, gruppi che cercano di “sfruttare la rabbia e lo scontento”, “organizzazioni che promuovono violenze contro la proprietà” o più in generale “violenza politica”. Secondo Facebook queste norme servirebbero a contenere l’estrema destra, la cui attività sul web, soprattutto alla luce dell’assalto al Campidoglio americano di inizio anno, è vista come sempre più pericolosa. Ma nella realtà a venir colpiti sono tutti i soggetti non allineati all’ordinamento liberal-capitalista. Si hanno numerose notizie di blocchi o di “shadow-ban” contro pagine e profili rei di condividere materiale anarchico, socialista o comunista, il tutto condotto in nome della campagna contro l’estremismo e la violenza. Per verificare basta cercare l’hashtag “revolution” su Facebook: si scoprirà che tutti i contenuti etichettati con questo sono stati nascosti agli utenti, per “proteggerli” da materiale estremista.

Quale violenza si sta cercando di prevenire? Non di certo quella congenita all’ordinamento borghese. Non risulta infatti che Facebook stia prendendo provvedimenti contro i fanatici dell’imperialismo occidentale, intenti ora più che mai a chiamare a raccolta il mondo per nuovi interventi in Medio Oriente o per la guerra aperta contro la Repubblica Popolare Cinese. Non vengono nemmeno censurate le dichiarazioni degli organi statali che si vantano delle repressioni a suon di manganello nelle piazze, auto-assolvendosi grazie al feticcio della legalità borghese. Nessuna censura per Macron, le cui repressioni contro i Gilet Gialli hanno causato decine di morti e migliaia di feriti. Nessun oscuramento per l’esercito americano, la più grande organizzazione terroristica al mondo.

A venir colpita è solo una “violenza”: quella dal basso verso l’alto. Questa è la sola violenza che non viene tollerata. La macchiettistica ed irrazionale violenza dell’estrema destra è unicamente la scusa emergenziale, guarda caso, per incrementare la repressione politica. Quando si assistette alla campagna d’oscuramento contro Donald Trump molti gioirono in maniera imbelle, perché il “fascista” era stato colpito. Ora è il momento di rendersi conto che l’obbiettivo non è mai stato Trump, semplice concorrente interno all’ordinamento imperialista, ma chi risiede al di fuori di questo.

Quante settimane mancano prima che in tutto l’Occidente Facebook proceda alla delazione sistematica alle varie polizie politiche? Quanti verranno silenziati, se non segnalati agli organi competenti, perché indignati dal presente ordinamento socio-politico? Quanto si è ancora disposti a credere alla menzogna delle “democrazie liberali” come contrapposte ad un preteso “totalitarismo” socialista?