Come fa l’internet a trasformare un individuo in un cospirazionista

Di Edward Snowden, tradotto da Eros R.F. dal blog “Continuing Ed


1.

Più facile diventa produrre informazioni, più difficile diventa consumare l’informazione, e più dobbiamo lavorare per separare lo spurio dal significativo.

Gli esseri umani sono macchine che creano significati, che cercano l’ordine nel caos. Le nostre capacità di riconoscimento dei modelli sono un fattore determinante nella definizione dell’intelligenza. Ma ora viviamo in un paesaggio digitale distopico costruito appositamente per minare queste capacità, addestrandoci a scambiare modelli pianificati per coincidenze convenienti e persino significative.

Conosci il trucco: manda un’email ad un collega riguardo al tempo di merda, e inizia a ricevere banner pubblicitari per voli economici per la Corsica (ho sentito che è bello?); cerca su Google “licenza di ordinazione” o “orari del municipio”, e guarda la tua casella di posta piena di sconti per anelli e presepi. Per quelli di noi che sono cresciuti durante l’ascesa del capitalismo della sorveglianza, la nostra esperienza online è stata definita dallo sforzo di separare la coincidenza dal rapporto causa-effetto. Oggi capiamo, se non accettiamo, che l’iper-consumo di informazioni online ha il costo di essere iper-consumato, dissanguato dalle aziende tecnologiche per i dati che le nostre letture secernono: fai clic e i Big Five raschiano un campione delle tue “preferenze” – sfruttandolo.

Il vero costo di questa ricorsiva costruzione della realtà dall’effimero delle nostre preferenze è che crea un mondo separato per ogni individuo.

E quando vivi al centro di un mondo privato, decodificato dalla tua cronologia di ricerca, inizi a notare schemi che gli altri non possono.
Credimi quando dico che so cosa si prova a sentirsi dire che sei l’unico che vede la connessione – uno schema di ingiustizia, diciamo – e che sei decisamente pazzo per aver notato qualcosa. Creare un significato da una semplice coincidenza è l’essenza della paranoia, la porta per costruire il mondo delle tue cospirazioni private – oppure verso un’epifania che ti permette di vedere il mondo così com’è.

Voglio parlare di quell’epifania, di riprendere il controllo del nostro atomizzato mondo pre-cospirazione.


2.

Lo psicologo tedesco Klaus Conrad [qui pagina wikipedia] ha chiamato questo stato premonitore apofenia [qui pagina wikipedia], definito come percepire schemi che in realtà non esistono e rimandarli ad un’autorità invisibile che deve tirare i fili. È una teoria che ha sviluppato come ufficiale medico dell’esercito specializzato in traumi cranici sotto il Terzo Reich. Oggi è analogo al pensiero della cospirazione politica.

Considera il caso n. 10: un soldato tedesco in una stazione di servizio si rifiuta di servire una pattuglia che non ha i documenti adeguati.
Ricalca così il suo comportamento fino a quella famigerata burocrazia nazista, ma quando la pattuglia torna, con i documenti in mano, il soldato si rifiuta ancora di obbedire agli ordini. Il suo riconoscimento degli schemi è andato in overdrive e ha iniziato a vedere ogni dettaglio – una porta chiusa a chiave, questi agenti di pattuglia, documenti firmati o non firmati – come un test. La sua disobbedienza paranoica lo porta nel reparto psichiatrico, dove Conrad lo descrive come uno dei 107 casi che rivoluzionano la comprensione della psicologia umana da parte della germanosfera.

Conrad è diventato famoso per aver riconosciuto questo opprimente emergere di schemi come uno stato pre-psicotico che ha paragonato alla paura del palcoscenico. Culmina in una falsa epifania: un’apofania non è un lampo di intuizione nella vera natura della realtà, ma un’esperienza aha (letteralmente: Aha-Erlebnis) che costituisce la nascita dell’illusione.
L’intero universo è “rigirato” e “riorganizzato” per girare intorno all’individuo, compiendo e corroborando i suoi sospetti.

Shakespeare diceva che tutto il mondo è un palcoscenico. Ma in questo caso è messo in scena appositamente per te, il pubblico che è anche la star.

Per essere ossessionato dalla patologia della cospirazione, Conrad era piuttosto suscettibile al pensiero cospirativo stesso. Nato in Germania e cresciuto a Vienna, la sua lealtà al partito nazista ha preceduto il suo servizio militare. Si è unito nel 1940 quando le sue prime ricerche sull’epilessia ereditaria sembravano un promettente foraggio per le mostruose leggi naziste sulla sterilizzazione. Forse era opportunismo carrierista, forse era ideologico. O forse ci vuole un uomo ossessionato dal delirio per riconoscerne un altro: Hitler è stato uno dei più grandi teorici della cospirazione di tutti i tempi.

Solo le scoperte scientifiche di Conrad non sono di per sé deliranti.
Infatti finì per essere uno dei pochi scienziati nazisti a produrre scienza senza razzi, torture o pentagrammi. I soldati traumatizzati che ha curato sul campo di battaglia si sono rivelati essere buoni dati, e le centinaia di casi su cui ha lavorato gli hanno permesso di elaborare le leggi della psicologia “Gestalt” (cioè “modello” [pattern]), una scuola di pensiero che sostiene la mente dell’essere umano coglie in un istante non solo i singoli elementi di un insieme di informazioni, ma intere configurazioni o schemi. Ad esempio, quando vediamo barre di luce alternate, sembrano in movimento, anche se non lo sono: il nostro cervello sta solo richiamando schemi relativi alla percezione del movimento e li applica a oggetti fermi.

In uno stato apofenico, tutto è uno schema. E mentre il modello da palcoscenico di Conrad usa l’analogia di recitare nel tuo spettacolo personale, il narcisismo di vivere online oggi offre molto di più. Su Instagram puoi filtrare il tuo viso, filtrare i follower indesiderati, costruire un’immagine in cui tu e i tuoi colleghi volete credere: state vivendo un’illusione privata, in pubblico, che il mondo reifica con i Mi piace. La raccolta dati a scopo di lucro ha letteralmente “riorganizzato” il mondo per farlo girare intorno a te. Come lo desideri tu, o lo faranno loro.

La vera epifania, voglio obiettare, è [realizzare] che sei tu a tirare i fili.
L’illuminazione è rendersi conto che hai più libertà di azione di quanto le tue notifiche push vorrebbero farti credere.


3.

Ecco un modo migliore di pensare: in un mondo apofenico e saturo di informazioni in cui puoi sostanzialmente trovare prove per qualsiasi teoria tu voglia, dove le persone abitano realtà online separate, dovremmo concentrarci sulla falsificabilità (che può essere testata) rispetto alla supportabilità (che non può [esser testata]).

Questo è ciò che il sociologo ebreo austriaco Karl Popper [qui pagina wikipedia], rifugiato dell’Olocausto in Nuova Zelanda e poi in Inghilterra, ha esposto nella sua teoria della scienza.
Popper credeva che le teorie della cospirazione fossero esattamente ciò che alimenta uno Stato totalitario come la Germania di Hitler, giocando qui e là sulla paranoia del pubblico di The Other. E gli autoritari la fanno franca proprio perché le loro affermazioni pseudoscientifiche, mascherate da ricerca valida, sono progettate per essere difficili da dimostrare “false” nella foga del momento, quando i “set di dati” – per non parlare del senso delle conseguenze storiche – sono necessariamente incompleti.

Alla luce di Popper – e, direi, per l’intuizione della basilare decenza umana – non dovremmo affatto considerare “scienza” queste teorie improvvisate.

Popper è uno dei preferiti negli studi sulla teoria della cospirazione, ma voglio introdurre una sua idea adiacente che penso sia sottovalutata in questo contesto, ovvero che la maggior parte delle azioni umane ha conseguenze indesiderate. La pubblicità istantanea doveva fornire consumatori informati; la National Security Agency avrebbe dovuto proteggere “noi” sfruttando “loro”. Questi piani sono andati terribilmente male. Ma una volta che ti svegli all’idea che il mondo è stato modellato, intenzionalmente o meno, in modi con cui non sei d’accordo, puoi iniziare a cambiarlo.

È in buona fede che gli informatori di tutto il mondo portano queste contraddizioni all’attenzione del pubblico; facilitano l’epifania pubblica, ricordandoci che non siamo messi in quarantena nei nostri privati e paranoici “palcoscenici”. Pensare in pubblico, insieme, ci permette di mettere in scena uno spettacolo completamente diverso. Diventiamo più simili ai teorici sociali di Popper:
«Il teorico della cospirazione crederà che le istituzioni possano essere intese nel complesso come il risultato di un progetto consapevole; e come collettivi, di solito attribuisce loro una sorta di personalità di gruppo, trattandoli come agenti cospiratori, proprio come se fossero singoli uomini. Contrariamente a questa visione, il teorico sociale dovrebbe riconoscere che la persistenza delle istituzioni e dei collettivi crea un problema da risolvere in termini di analisi delle azioni sociali individuali e delle loro conseguenze sociali non intenzionali (e spesso indesiderate), nonché di quelle previste».

Forse sono io l’illuso a trovare motivo di ottimismo in questa idea, e non solo perché mi salva dal lasciare l’ultima parola all’ex nazista Conrad. Il pensiero di Popper offre una via di fuga dai nostri mondi privati e di nuovo nella sfera pubblica. Il teorico sociale è un pensatore pubblico, orientato al miglioramento della società; il teorico della cospirazione è vittima di istituzioni che sfuggono al suo controllo.