di Leonardo Sinigaglia
Da oggi, 15 dicembre, entra in vigore l’obbligo vaccinale per insegnanti e forze dell’ordine, che vanno ad unirsi alla schiera dei medici e degli operatori sanitari già colpiti da mesi da questo provvedimento.
Il governo Draghi porta così avanti il suo disegno volto ad eliminare dalle categorie “sensibili” ogni traccia di opposizione politica.
Assicuratosi la pressoché totale scodinzolante ossequiosità del Parlamento, il silenzio della Magistratura e il militante appoggio della stampa di ogni colore e caratura, era necessario per il Governo procedere a rimuovere quella “quinta colonna” interna capace di mettere in pericolo la narrazione o l’esecuzione delle direttive. Così come i medici delle terapie domiciliari sono stati attaccati mediaticamente e poi impossibilitati ad esercitare, e dagli ospedali sono stati cacciati dottori e infermieri troppo propensi a fare domande, così ora si cerca di dare il definitivo colpo di spugna all’interno del corpo docenti e delle forze dell’ordine.
Se un medico dissenziente rappresenta un pericolo mortale per una regime che fonda la sua giustificazione retorica sugli ospedali, un poliziotto “ribelle” rappresenta in prospettiva un grattacapo da non sottovalutare all’aumentare dell’aggressività e dell’irrazionalità delle restrizioni. Allo stesso modo la sospensione di insegnanti non in linea con il governo previene che questi possano diventare il punto di riferimento per studenti non disposti a chinare il capo. Sono noti moltissimi casi a livello nazionale di ciò, con numerosi professori universitari firmatari della lettera aperta contro il Green Pass in prima fila nella contestazione di piazza, diffusasi proprio grazie anche alla loro presenza e caratura negli atenei italiani.
E’ bene capire che l’obbligo vaccinale rappresenta in primo luogo un ricatto d’ordine politico: si chiede di manifestare la propria adesione ideologica, emotiva e pratica al Governo Draghi e a tutto ciò che rappresenta, si chiede di manifestare con questo “sacrificio” la propria appartenenza alla religione di Stato. Il mancato conseguimento dell’ingresso nelle schiere dei “fedeli della scienza” si paga con il bando dalla comunità: al “no-vax” non si concede contraddittorio, non si offre lavoro, non si ospita a casa, non si rivolge parola se non per denigrarlo ed attaccarlo. Lo stesso Draghi ha legittimato tutto ciò, parlando dei non vaccinati come persone che “in futuro potrebbero tornare a far parte della società”, affermando quindi implicitamente l’esistenza di cittadini italiani “autentici”, vaccinati e pronti ad arricchire il proprio corpo di un numero indefinito di booster e richiami, e di un gruppo di indesiderati, che nell’unione delle migliori tradizioni razziste e superstiziose non solo vengono visti come untori e appestati, come capro espiatorio di tutti i mali della società, ma anche come inferiori, ignoranti, ma anche minacciosi e per questo da reprimere.
Il non vaccinato rappresenta un pericolo perché è la negazione totale del percorso politico che ha accompagnato gli Stati occidentali negli ultimi due anni. Rappresenta la contestazione totale della narrazione tossica che, attraverso la colpevolizzazione dell’individuo reo di “abbassare la guardia”, ha permesso non solo di assolvere con formula piena l’operato dei governi, ma anche di giustificare qualsiasi ristrutturazione del potere in nome di un superiore “interesse generale” ancora una volta unicamente espressione dell’interesse delle classi dominanti. Rappresenta la negazione del paradigma dell’emergenza senza fine che ha garantito l’anestesia dell’opinione pubblica e il catalizzatore necessario a portare avanti in maniera proficua determinati processi.
Ecco perché il non vaccinato, a prescindere dal grado della sua analisi individuale e dall’espressione concreta delle possibilità del suo dissenso, rappresenta per il regime il nemico politico per eccellenza. Ecco perché mese dopo mese, settimana dopo settimana, vengono varate sempre più “leggi speciali” volte a purgare le istituzioni e i punti nevralgici della società da questi pericolosi “eversivi”.
Continuare a cadere nella retorica sanitaria è ormai ingiustificabile. A fronte di una manifesta incapacità da parte dei vaccini qui forniti a fermare la catena del contagio e immunizzare in maniera veramente efficace la popolazione non si può ritenere la vaccinazione, tranne che per poche categorie caratterizzate dall’età o dalla condizione medica, una scelta sanitaria, ma una scelta squisitamente e completamente politica. Prendere parte alla campagna vaccinale significa semplicemente “fidarsi” del governo, accettare la guida di Mario Draghi come benevola e necessaria, accettare quindi tutto ciò che egli rappresenta, ossia il definitivo smantellamento del martoriato ordinamento repubblicano, la subordinazione totale ai centri di potere extranazionali e la macelleria sociale.
L’introduzione dell’obbligo vaccinale per due categorie nevralgiche della nostra società ed essenziali per il controllo della popolazione da parte dello Stato deve essere un campanello d’allarme, l’ennesimo a dire il vero, non più trascurabile: la Nuova Normalità pezzo dopo pezzo sta silenziando in maniera preventiva ogni possibile oppositore. Quanto manca perché le minacce di esclusione e violenza sistematica vengano rese realtà?