È passata appena una settimana dalla scandalosa sentenza contro 3 dirigenti sindacalisti che avevano, nel 2014, supportato uno sciopero a Bologna, condannati quindi a 4 mesi di detenzione [nostro comunicato].
Come dicevamo, “oggi sono stati condannati 3 di noi a 4 mesi di detenzione; e domani?”.
Oggi siamo costretti a riprendere l’argomento.

Ieri sono stati arrestati 6 sindacalisti, dirigenti del Si Cobas e – di nuovo – di USB, a Piacenza. La colpa, stavolta? “Associazione a delinquere”. Sembrerebbe una barzelletta, se non fosse che viviamo in uno Stato sempre più distopico, perfettamente in linea con le tendenze dell’occidente, di cui facciamo parte.
Solite condanne: “violenza privata”, “resistenza a pubblico ufficiale”, “sabotaggio”, “interruzione di pubblico servizio”… [articolo riassuntivo del Fatto quotidiano]
È ovvio che gli scioperi stanno diventando sempre più scomodi, dannosi per la borghesia italiana, in forte crisi per via delle azioni che essa ha fatto in questi anni, sia in politica interna, economica, che internazionale. Classico sistema inoltre è far cumulare le accuse, e tirarle fuori nel momento del bisogno, da parte dello Stato borghese: le accuse sono infatti legate agli scioperi della logistica tra il 2014 e il 2021, con l’ultimo episodio contestato nell’autunno dell’anno scorso.

Riguardo l’accusa più grave, quella dell'”associazione a delinquere”, secondo il rapporto della digos (la polizia politica del regime “italiano”) gli indagati hanno “dato vita a due distinte associazioni per delinquere finalizzate ad introitare i proventi derivanti dalle sostanziose conciliazioni lavorative e dal tesseramento dei lavoratori”, insomma, una cassa comune clandestina, come fa qualunque (vero) sindacato, da sempre, per sostenere spese legali (e come si vede servono) e altri costi condivisi.
“Si celavano azioni delittuose finalizzate ad aumentare sia il conflitto con la parte datoriale” [e ci mancherebbe pure, è un sindacato], “sia tra le opposte sigle sindacali” [scommettiamo CGIL, CISL e UIL, i “sindacati” padronali di Confindustria che sono scesi in piazza per il governo Draghi], “al fine di aumentare il peso specifico dei rappresentanti sindacali all’interno del settore della logistica”. Insomma, non notiamo alcun difetto né alcuna violazione della cosiddetta “legge”. È questo, finalmente, ciò che un sindacato serio dovrebbe fare, ed è per questo che lo Stato li perseguita, in quanto con interessi diametralmente opposti dalla borghesia. Non a caso “sindacati” padronali come i tre citati non hanno alcun dirigente con guai giudiziari.
Ma continuiamo: le singole multinazionali o i datori di lavoro, sostiene ancora l’accusa, erano “sottoposti ad una condizione di esasperazione” che “li costringeva ad accettare le richieste economiche che gli venivano fatte”. Poveretti! Ci disperiamo per le multinazionali, costrette a scendere a compromessi (!) con un sindacato (!). Roba da 1800!
Il tutto per “perseguire finalità di carattere strettamente personale, non esitando a mettere in pericolo l’incolumità” degli iscritti “in proteste sempre più estreme, sfruttando anche mediaticamente le loro vicende giudiziarie, per perseguire obiettivi di potere ed arricchimento. Eh sì, perché scioperare, bloccare un cancello, sono cose rischiose. Perché? Cosa, o meglio, chi è che rende rischioso ciò? Non se lo sono chiesto i magistrati che hanno pronunciato tali parole? Se siamo arrivati a dire che un sindacato che blocca dei cancelli mette “in pericolo l’incolumità” dei lavoratori, due domande ce le dovremmo fare tutti. Giusto la settimana scorsa è stata pronunciata la sentenza che prevede la detenzione di 3 sindacalisti che hanno manifestato per ricordare la scandalosa morte di Abd Elsalam, travolto da un camion di un crumiro. Ma di episodi simili, non finiti con la morte ma con feriti, ce ne sono fin troppi, tra padroni che lanciano acido a chi sciopera e manganellate da parte delle milizie fasciste dello Stato italiano.

Si Cobas e USB lanciano una mobilitazione generale della logistica. È il momento per i lavoratori di unirsi. E non solo quelli della logistica. Questi gesti osceni da parte del sistema “giudiziario” devono esser fatti pagare.