L’ondata di proteste nata in Francia contro gli ultimi risvolti della gestione pandemica è finalmente arrivata anche in Italia. Lungo tutto il paese decine di migliaia di cittadini hanno protestato contro un governo ormai ritenuto dai più illegittimo, contro uno Stato assente quando non persecutore, contro la colpevolizzazione dei singoli cittadini fatta per assolvere le colpe del sistema. E’ chiaro che il problema in questione non sia sanitario se non nella sua forma. Il problema è politico. Il problema risiede nel fatto che una crisi sanitaria generata dallo scellerato sistema liberista, reo di aver reso la salute una merce, stia venendo usata dal sistema stesso per tentare una ristrutturazione dei suoi apparati di controllo, di produzione e legislativi. L’emergenza sanitaria non è pensata come un momento transitorio, ma come una constante de “l’era delle pandemie” che deve traghettarci verso una “nuova normalità”. Queste non sono le dichiarazioni di sparuti “complottisti”, ma ciò che viene affermato a reti unificate da mesi. L’elemento politico deve essere quindi messo al centro dell’analisi. Sin dall’inizio della pandemia e dello stato d’emergenza abbiamo visto una strana attitudine da parte delle autorità volta ad evitare una vera  azione sanitaria: autopsie vietate, cure domiciliari condannate ed etichettate come inefficaci, assoluta condanna di qualsiasi dibattito in relazione all’azione governativa. E’ ora chiaro che lo stato d’emergenza non fu un qualcosa di accidentale, ma una condizione necessaria per permettere di portare a conclusione i grandi processi che vedevamo da anni in atto: il commissariamento politico dell’Italia, l’accumulazione delle mani nelle mani dei grandi proprietari, la distruzione di ogni spazio democratico a favore del governo dei “migliori”, degli “esperti”, che hanno da rispondere unicamente alla Nato, all’Unione Europea, ai fondi d’investimento e a Confindustria. Tutto ciò è stato giustificato in nome della “lotta alla pandemia”, che ormai dopo più di un anno si è trasformata nella lotta alla possibilità della pandemia, rappresentata da diverse categorie di capri espiatori: i “runner”, i possessori di cani, i “giovani della movida” e ora, in ultimo, i non vaccinati.  Accettare, anche in forma passiva, questa retorica significa prestarsi all’azione del governo e degli interessi che rappresenta. Non esiste terreno mediano: o si respinge in tutto e per tutto la vulgata emergenziale e l’operato del presente esecutivo o si sta nei fatti collaborando con esso, prestando il proprio ausilio ad un’evoluzione in senso ancora più autoritario e neo-aristocratico del sistema liberale. Le proteste di sabato 24 luglio hanno rappresentato un punto di svolta incredibile, poiché, a dispetto della propaganda governativa che ogni giorno mostra quanto gli italiani amino il governo ed il suo operato, hanno dimostrato che il culto dell’autorità e l’entusiastica obbedienza non siano ancora riusciti a coinvolgere totalmente le masse. Per questo riteniamo qualsiasi appello ad una pretesa “purezza antifascista” da parte di chi preferisce stare dalla stessa parte della barricata di Mario Draghi e della Von Der Leyen ridicolo quando non direttamente insultante. La presenza dell’estrema destra in maniera organizzata è causa della maldestra e collaborazionista posizione di gran parte della cosiddetta “sinistra radicale” e dell’area comunista, con ben poche, per quanto meritevoli, eccezioni. L’estrema destra italiana nella forma di gruppuscoli folkloristici è infinitamente meno pericolosa politicamente del governo che si sceglie di sostenere per stare dalla parte degli “esperti”. Da questo momento in poi i ponti sono bruciati, le posizioni sono chiare e non c’è materialmente più spazio per l’ambiguità. Ognuno dovrà prendersi la responsabilità storica delle posizioni sostenute e delle azioni compiute. Per chi sta dalla parte del popolo, per chi si ritiene un sincero socialista e un vero democratico il percorso d’azione è segnato: sostenere, partecipare, organizzare. Ovunque e comunque.