Con il plebiscito al Senato e alla Camera il Green Pass si è trasformato in legge, mentre Draghi annuncia la sua nuova offensiva contro i lavoratori di tutti i settori. E’ sempre più evidente che la lotta al Green Pass sia nient’altro che la lotta contro Mario Draghi e quello che rappresenta.
Le avvisaglie c’erano tutte, e non è mancata occasione per sottolinearle. Queste sono state infatti chiare per centinaia di migliaia di cittadini, che da più di due mesi si mobilitano su tutto il territorio nazionale. E’ ormai su questi, e solo su questi, che si può contare. I gruppi organizzati che lottano affinché la lotta si radichi e si costruisca sui territori si contano sulle dita di una mano. Oltre a noi ben pochi hanno capito la gravità della fase attuale, preferendo portare avanti agende opportuniste volte a garantire effimeri successi mediatici o direttamente andando verso la negazione della realtà, il pidocchioso benaltrismo se non già l’appoggio incondizionato alle decisioni governative.
Rimarrà storicamente chiara la totale incapacità dell’area della cosiddetta “estrema sinistra”, dei resti del movimento comunista e dell’antagonismo di essere capace di interloquire con le masse, di difenderne gli interessi e le aspirazione nel momento di massima crisi dell’ordinamento neoliberale. Serve prendere atto di questa mancanza strutturale, e andare avanti.
Non c’è più tempo: nonostante la retorica a fini elettorali di Lega e Fratelli d’Italia, in Parlamento non esiste la benché minima opposizione organizzata al governo Draghi, anzi, abbiamo visto i parlamentari leghisti e meloniani votare a più ripresi i provvedimenti autoritari del “competente” Presidente del Consiglio. Abbiamo davanti un Caudillo investito di pieni poteri, avente la missione di imprimere un nuovo corso all’Italia, oggetto di un vergognoso culto della personalità e supportato da qualsiasi gruppo di potere, sia nazionale che europeo.
Il nostro compito ora è organizzare la resistenza. L’opposizione al Green Pass in sé sta lasciando il terreno a quella generale e radicale all’esecutivo e a ciò che rappresenta, è quindi chiaro che la lotta non verrà risolta nel giro di breve tempo, né che si può attendere qualche intervento salvifico da parte degli attori in campo.
L’unica speranza che abbiamo per una riscossa popolare risiede nell’organizzazione dei cittadini lavoratori. Qualsiasi tentennamento, presa di distanze o paura della commistione con altri elementi, se poteva essere chiamato errore oggi va giustamente chiamato crimine.
Ci aspettano tempi lunghi e difficili, ci aspetta il crollo repentino e violento del sistema in cui stiamo vivendo, ci aspetta la peggiore crisi sociale ed economica della nostra storia. Lavoriamo quindi in ogni città, in ogni quartiere, in ogni luogo d’aggregazione e lavoro per far sì che il popolo abbia la possibilità di reagire.
Davanti a noi si aprono prospettive sempre più inquietanti e totalitarie, è il momento di riconoscere la realtà e agire di conseguenza.
Serve coraggio.

COMITATO CENTRALE M-48